Tijuana Hercules

Tijuana Hercules

2005 (Black Pisces Recordings)
blues-rock

Un fantasma invisibile, il blues. Un fantasma che, sotto mentite spoglie o nel suo vestito migliore, torna di volta in volta a materializzarsi. Dal canto suo, quello dei Tijuana Hercules è blues straccione, beefheartiano, sgangherato. Non eccessivamente imprendibile, ma pur sempre capace di trascinarci nei suoi labirinti di fuoco e fiamme. Con più di un'esperienza musicale alle spalle (con la parabola dei Phantom 309 quale momento di massimo splendore artistico), John Forbes (chitarra e voce) può tranquillamente continuare a traghettarsi da una parte all'altra del Delta, coadiuvato da Zak Piper (percussioni, tromba, trombone e cianfrusaglie assortite) e Chad Smith (batteria). Tuttavia, anche un ascolto sommario mostra quanto l'uomo di Vincennes stia lentamente cercando di allargare gli orizzonti: boogie, stomp, rock-a-billy, music-hall… il tutto filtrato da un gusto "garagista" e cazzone.

Se, dunque, quello dell'iniziale "Skinned Alive" è un blues ferroviario "allineato", nel suo scalmanato e contagioso evolvere il disco sfodera numeri d'alta classe e soggetti a diverse "mutazioni", come l'ardore swamp di "Whales On Every Side" o quello rock-a-billy di "Ax Grindin'".

Ma un po' tutti i brani hanno dalla loro cartucce da sparare. Acustici e corali in "So Ripped"; esuberanti ed elettrici in "Pack It In, Mama"; paludosi in "A Heart Attack Is Comin' On", i tre trasformano le 12 battute anche in uno sbarazzino music-hall, in cui gli strumenti scivolano subdolamente sulla formula del call & response ("Common Sense Has Lost Its Mind"). Un'energia nervosa e un'elettricità senza freni. Barattoli di caffè e bidoni presi a randellate (Zak Piper), quasi a dare un'idea surreale di percussionismo "quotidiano", un ritmo che appartiene a un'America lontana, eppure sempre vicina al cuore. Quello dei Tijuana Hercules è, infatti, un tradizionalismo che non mira soltanto alla riproduzione "attualizzata" di un genere, quanto piuttosto (e soprattutto) alla trasmissione di tutto ciò che quel genere si trascina dietro: sapori, profumi, sudore, storie mai raccontate e storie fin troppo conosciute di disperazione e speranza. Ecco perché, nonostante tutto, un disco come questo si lascia sempre ascoltare con il dovuto rispetto.

Anche se in qualche caso la tensione si allenta, resta sempre all'erta un esuberante e ubriaco ardore ("Turn This Around"), finché, improvviso e mattacchione, salta fuori, a suon di accelerazioni, l'assalto rock ("This Orchard Is Rotten"). Quelli di "Baby Needs New Shoes" e di "Mental Revenge, invece, cosa sono se non i Gun Club rifatti dal Capitano? Che goduria, poi, quel boogie cavalcato con spacconeria di "A Boiling Pot Shows No Mercy"! E' proprio vero: i tre sanno il fatto loro. E si divertono anche un mondo! E quando, poi, c'è da dare il colpo finale, ci pensa la dissertazione di "When The Moon Comes Up Wild": fiati fanfaroni, accensioni hard e raucedine. Non avevamo dubbi: il fantasma è tornato a infestare le nostre cas(s)e. E, come sempre, è davvero un gran bel sentire…

10/10/2005

Tracklist

  1. Skinned Alive
  2. So Ripped
  3. Pack It In, Mama
  4. Whales On Every Side
  5. Common Sense Has Lost Its Mind
  6. Ax Grindin'
  7. A Heart Attack Is Comin' On
  8. Turn This Around
  9. This Orchard Is Rotten
  10. Baby Needs New Shoes
  11. A Boiling Pot Shows No Mercy
  12. Mental Revenge
  13. When The Moon Comes Up Wild

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