Boris

Pink

2006 (Southern Lord)
rock, heavy

Dopo una prima uscita a novembre dello scorso anno, riecco il nuovo album dei giapponesi Boris, edito stavolta per Southern Lord, a dieci anni dal loro esordio col botto, "Absolutego" ed immediato successore della collaborazione "eccellente" con Merzbow. Gli anni e l'esperienza non hanno però chetato la violenza del trio: la cifra di "Pink" sono ipersoniche bordate hard'n'heavy, pesanti, veloci, aggressive più che mai.

Non deve ingannare quindi il lungo pezzo d'ingresso, "Farewell", arpeggi di chitarra su sfondo dream lievemente distorto e poi coltre di rumore a fagocitare tutto, l'atmosfera dei My Bloody Valentine sul passo pesante dei Bardo Pond, il canto ad aprirsi in melodismo epico. Un brano oniricamente coinvolgente soprattutto grazie al mestiere, che inciampa in qualche difetto (riguardo i misurini di melodia e rumore, ambedue troppo sbilanciati in alcuni passaggi) che lo rende, alla fine dei conti, godibile ma non pienamente.

A fornire la, summenzionata, cifra stilistica del disco è invece la title-track, urla e pestaggi di batteria, chitarre soniche e arroventate, riffoni tosti e scatti possenti, hard-truzz fatto come si deve, un vero e proprio calvario sonoro. Dalla stessa risma vengono fuori anche l'hard-t(h)rash di "Woman On The Screen" e "Pseudo-Bread", che cambia qualcosa solo a livello di velocità (più punk che heavy). E' il meglio del cuore di "Pink", urticante, cazzone, portato all'eccesso, probabilmente anche troppo (il tutto volutamente), ma con spazi di puro divertimento.

Non va sempre così: le scheggia "Nothing Special" e "Six, Three Times" non aggiungono nulla che non sia stato già detto meglio (molto meglio nel secondo caso); le variazioni al canone, come "Afterburner" (hard-blues scazzato e reiterato) e "Blackout" (incedere da cingolato metal, cupa e trafitta), non brillano quanto potrebbero, anzi annoiano decisamente. D'altro canto sono lietissima sorpresa i ghirigori di "Electric", due minuti in cui i Led Zeppelin (hard) vanno ad incrociare i Don Caballero (taglio pesante ed imprevedibile) in sala da ballo (chitarre saltellanti e stacchi di batteria da dancefloor), e il rilassante passaggio ambient di "My Machine".

A chiudere, confermando l'andamento altalenante, sono i dieci minuti di "Just Abandoned My-self" che riprende in ambito rock lo stile (dilungato e dilatato) dell'opening-track, con gli stessi pregi e difetti. Non convince a pieno "Pink". Non è bastato trovare guizzi della violenza dei giorni migliori per poter mandare avanti l'intera baracca. Non v'è sostanza in quantità adeguata e il saperci fare e la volontà di "menare" non nascondono i passaggi poco centrati: il che non permette di salvare un lavoro tanto apparentemente incisivo quanto spento nelle pieghe.

12/06/2006

Tracklist

  1. Farewell
  2. Pink
  3. Woman On The Screen
  4. Nothing Special
  5. Blackout
  6. Electric
  7. Pseudo-Bread
  8. Afterburner
  9. Six, Three Times
  10. My Machine
  11. Just Abandoned My-self

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