C.F.F. e il Nomade Venerabile

Circostanze

2006 (Otium Records – Tre Lune)
pop

I C.F.F. e il Nomade Venerabile è un ensemble pugliese che fa della mescolanza delle arti il punto centrale della sua proposta. Di qui la definizione che si sono dati di "rock parateatrale": una musica propedeutica alla rappresentazione visuale e alla danza, come paiono confermare sia la struttura articolata dei componimenti che la tensione espressiva dei testi.

Ci fu una stagione in cui il pallino della musica leggera cosiddetta colta era in mano ad artisti quali Alice, Giuni Russo, Matia Bazar e Franco Battiato: quest’ultimo, unico odierno baluardo di una forma espressiva che percorre i linguaggi dell’anima. Parliamo della medesima stagione in cui i palchi dell’underground nostrano erano permeati dell’esistenzialismo noir di Faust’o o, per meglio circoscrivere, dei Diaframma di "Siberia" e di "Tre Volte Lacrime". E’ all’interno di queste coordinate che trae linfa la musica dei C.F.F., riappropriandosi di canoni suggestivi e colpevolmente in disuso, fagocitati ora dal neo-cantautorato, ora da talvolta malintese esigenze di immediatezza espressiva.

Di qui prende le mosse un intrattenimento ambizioso, certo non privo di rischi, e per questo affrontato col giusto coraggio, e con mezzi al più credibili. Mezzi che non possono prescindere dalle qualità canore di Anna Maria Stasi, che raccoglie non sfigurando il testimone delle nostre storiche interpreti d’impostazione lirica applicata al pop, per condurlo con buon’autorevolezza nel mood in chiaroscuro di "Circostanze". Un disco che non nasconde vicissitudini e debolezze, che anzi le ostenta come testimonianze di una maturazione e di una crescita che passano come fotogrammi lungo il suo corso e a cui, per questi motivi, qualche ingenuità va perdonata.

Verrebbe da chiedersi cosa ne sarebbe della già buona "Io sono un albero", se capitasse fra le mani di Celso Valli, o di Roberto Colombo, senza nulla togliere a una produzione dai connotati spartani, certamente perfettibile ma che fa la sua parte, consolidando tratti dark non altrimenti possibili. Il brano, di cui il supporto contiene anche il video, rimanda alle escursioni chitarristiche e ritmiche dei primi Diaframma, però riscaldate dal tepore femminile della voce, e delle sue estraniazioni qui prossime all’universo di una Teresa De Sio d’annata. E’ proprio la voce di Anna Maria a suscitare pruriti mainstream (non sia inteso nell’accezione più sbracata), forte di un’estensione che scivola e che taglia insieme, tirando dritto con testi senza mediazione, liquido di contrasto che, attraverso rotondi canoni armonici, restituisce acuminate evocazioni. Efficaci stridori: voce melodiosa contro la cruda poetica del testo. Come in "Sasso", che declama gelidi intimismi ("Nella mia stanza immaginavo/ il rumore dell’acqua che scorre/ del vento che pettina l’erba") per inalberarsi nervosamente sull’inciso ("Ma m’incagliavo nell’arroganza insofferente dei critici tante opinioni nessuna fatica/ degli indie rocker pezze al culo very fashion/ nella cattolica chiesa che barcollava urlando perdono"), e in "Fiumani", in cui si consuma la versione sporca e rock dei Matia Bazar di "Melò" in testi come "Nello specchio opaco di un cesso pubblico/ cerco un gesto d’istinto, smorfie epidermiche/ il crimine, la malattia".

"Circostanze" è il ciclico reiterarsi di sommovimenti dello spirito, è sentimento scevro da sentimentalismi, un turbamento a volte rabbioso, a volte drammatico (e la toccante "Birkenau", storie di un campo di sterminio tedesco narrate dalla voce dell'albero che sostiene il filo spinato, sta lì a testimoniarlo), sempre e ad ogni modo sentito. Un buon punto di partenza, un viatico per una carriera che potrebbe rivendicare, anche in futuro, più di un’attenzione.

21/03/2007

Tracklist

  1. Io sono un albero
  2. Sasso
  3. In cima al nulla
  4. Del decoro
  5. Sul se
  6. Birkenau (unplugged)
  7. Fiumani (remix 06)
  8. Rovisto nei tempi sgretolati
  9. Satori
  10. Troppa vita mia dai
  11. Io sono un albero (videoclip)

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