"Entomology" fornisce una visione completa di ciò che hanno significato i Josef K per la musica britannica, ovvero uno dei principali punti di raccordo tra i suoni post-punk, caratteristici degli anni '78-'82 e un certo indie-pop che imperverserà per buona parte degli Eighties. Suonavano (e apparivano) come pochi, con quell’aria snob da primi della classe, una musica che sapeva coniugare romanticismo e oscurità, ritmi e chitarre affilate, se non addirittura rumore in qualche episodio. Velvet Underground, Joy Division, Talking Heads, tra le maggiori influenze, ma una personalità tale da non sentirne minimamente il peso.
Erano tra i primi della classe.
Culto tra i culti, principali esponenti del "Suono della Giovane Scozia", la loro parabola durò lo spazio di una manciata di singoli, un album abortito, vittima di manie perfezionistiche, "Sorry For Laughing", e poi riedito all’inizio degli anni 90 dalla meritevole Ltm, e un altro, "The Only Fun In Town", pubblicato quando di fatto non esistevano già più. La raccolta in questione, oltre che dai sopraccitati lavori, pesca a piene mani dalle Peel Sessions del 22 giugno ‘81, e presenta una serie di singoli d’indiscutibile valore musicale, ma anche storico. Basti citare per tutti la bellissima "It’s Kinda Funny", ballata pregna di romanticismo decadente, e in verità pezzo atipico in un repertorio caratterizzato da canzoni svelte e aggressive, tuttavia discretamente pop. Per non tacere dell’ancor più notevole "Chance Meeting", forte di un arioso esistenzialismo pre-Smiths, quanto di più vicino ai cugini Orange Juice, a forgiare quel Postcard Sound divenuto leggenda.
Chi già conosce i Josef K, troverà in "Entomology" un ottimo pretesto per rinfrescarsi la memoria, chi, invece, si appresta ad ascoltarli per la prima volta… che invidia.
20/11/2006