Junior Boys

So This Is Goodbye

2006 (Domino Recordings)
synth-pop

Neoromantici dell'internet-era, poppettari elettronici (attempati e non), maniaci dell'indie fashion patinata, drizzate bene le orecchie e stringetevi forte, poiché nel freddo Canada c'è ancora qualcuno che pensa a voi.
Non è impossibile ripetersi su alti livelli dopo un debut-album deflagrante, e anche gli Junior Boys sono qui a dimostrarlo. Giunto alle orecchie di molti appassionati, due anni orsono, con le ricercate reiterazioni pop digitali di "Last Exit", lo chiccoso duo sceglie d'inerpicarsi su tornanti se possibile ancor più ripidi, pur non abdicando dalla propria stilosità.
Se "Last Exit" deve le sue grazie a griffate alchimie che solo in qualche caso lasciano il campo al puro songwriting , la nuova prova punta a obbiettivi differenti, accarezzando più da vicino il corpo morbido della melodia, dell'articolazione armonica. Pure e semplici canzoni, insomma.
Alla familiarità della forma, ai lineamenti eterei e trasognati delle composizioni rimasti intonsi, s'aggiungono nuove istanze verso cui prestare attenzione. Glitch e techno minimale che, da elementi cardine originari, si ritraggono nell'alveo del pop, ammorbidendosi fino nascondersi dietro a voci e tastiere; arrangiamenti che, pur sempre curati all'inverosimile, cessano d'ostentarsi per ripiegare ora nel romantico tepore, ora nel denso erotismo dei brani.

Si parte con la fascinosa irresistibilità dancey di "Double Shadow", cui segue il funky robotico e lascivo di "The Equalizer": l'uno-due che, se non fosse per la totale assenza di chitarre, potrebbe agevolmente entrare nel repertorio di un Bryan Ferry intento ad assecondare le sue velleità da club.
Ma gli abbozzi proseguono, pur sempre marchiati a fuoco da attitudini e umori assai personali. E così se "First Time" (ri) manda alle dinoccolate rarefazioni degli Scritti Politti, "Count Souvenirs" è uno dei più folgoranti tributi ai Depeche Mode mai scritti. Immaginate Martin Gore che sbaglia spartito, e che sul tempo di "Things You Said" attacca con "Strangelove" con il visibile disappunto di Dave Gahan, e avrete trovato una formula plausibile per decodificarla.
Ma il punto di non ritorno è il conturbante singolo "In The Morning", in cui riappaiono i classici espedienti degli Junior Boys, indossati con femminea leggerezza da una base tanto squadrata, quanto sinuosa. Il "too young" sussurrato ad libitum da Jeremy Greenspan esprime l'essenza della più artefatta fra le sensualità.
Il resto è uno sciogliersi d'atmosfere primordiali ("So This Is Goodbye"), di struggimenti eighties che tuttavia tengono in conto le miscele sonore dance d'ultima generazione ("Like A Child"), e di lenti battiti notturni colmi di quieta malinconia ("Caught In A Wave", ma soprattutto la crepuscolare cover dell'hit sinatriana "When No One Cares").
Discorso a parte merita un altro indiretto ringraziamento inserito in chiusura: la commovente "FM", che stringe il cuore pulsando echi di Orchestral Manoeuvres In The Dark, conclamata passione del gruppo.

"So This Is Goodbye" è una collana infilata da perline luminescenti, scintillio di stile a innervare piccoli classici, che suonano tanto freschi da far invidia a consumati attori del synth-pop.
Dimostrazione, infine, che non vi sono generi esausti, se riletti nella sempiterna luce della creatività.

29/08/2006

Tracklist

  1. Double Shadow
  2. The Equalizer
  3. First Time
  4. Count Souvenirs
  5. In The Morning
  6. So This Is Goodbye
  7. Like A Child
  8. Caught In A Wave
  9. When No One Cares
  10. FM

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