Our Brother The Native

Tooth And Claw

2006 (Fat Cat)
free folk

Favola moderna. Come quegli Arctic Monkeys, spediti sulle copertine dei tabloid direttamente dal loro garage. Gli Our Brother the Native sono un terzetto di giovanissimi (tra i sedici e i diciotto anni), passione per la musica e sfruttamento del suo, attuale, canale di maggior diffusione, l'internet. Eroi comuni i paladini del rinnovamento folk, assetati di primitivismo: Animal Collective, CocoRosie, Devendra Banhart.

I tre (più due voci femminili come collaboratrici) si scambiano in rete le loro idee e il loro materiale, tirano fuori i primi pezzi, aprono la loro paginetta myspace. La Fat Cat, che le mani sui padrini le ha già piazzate da tempo, allunga la presa anche sui picciotti. Eccoci così a "Tooth and Claw", insperato esordio, non strombazzato giusto per la diversità della proposta e dei mezzi pubblicitari delle case in questione.

Non è il chiacchiericcio però a fare la qualità, e come c'erano difetti allora ce ne sono anche adesso. Ma procediamo con ordine. L'album è diviso in tre parti, "The Avery", "The Arborary", "The Acquarium", quattro pezzi dedicati ognuno, materie simili e forma espositiva unica. L'introduzione e primo benvenuto sono vocine, strimpellii, rumorini e urla. Da "Apodiformes" partono le "canzoni". Tamburi battenti e voci femminili a fare le animalesse, poi una chitarra delicata e intensa spazza via il tutto, entrano le voci maschili e a venire in mente è il lato più introspettivo del collettivo di riferimento, con una spruzzata di versi da fattoria (CocoRosie) in sfondo. Presentazione degna. "Falconiformes" indugia invece nel dilatare le sorelline Casady in sei minuti di vestito psych, mentre "Strigiformes" è un lamento per vocine, arpeggi ed elettronica di sfondo.

Per ritrovare una vena migliore occorre trasferirsi nell'Arborary, la cui presentazione trova un buon giro di chitarra (poi doppiato dal piano) reiterato in crescendo. Le intuizioni degli Our Brother the Native sono soprattutto queste, guizzi strumentali melodici che emergono dal caos quasi a sorpresa, come accadrà di nuovo in "Quercusfalcata" con i suoi passi di marcetta. In mezzo, il paesaggio intimo e triste di "Catalpa" e il folk pastorale di "Tilia Petiolaris", depurato dal rumore.

Risultati compiuti sull'intera durata del brano arrivano però soltanto sul finire del disco, nell'Acquarium. Trattasi di "Octopodidae" in cui le voci duettano e impreziosiscono una linea melodica piena di delicatezza e attraversata da slanci lirici; e di "Sepiidae", in cui i riferimenti vengono finalmente abbandonati per lasciar posto ad un'impennata ricca d'epos su singulti di fisarmonica. La lunga e introversa "Nautilidae", con violini spazzini, chiude il tutto con tenerezza.

Il difetto maggiore che accomuna gli Our Brother ai Monkeys è l'essere acerbi. Il pregio maggiore, che li fa risaltare a differenza di, sono i sussulti di talento che invadono il disco. Purtroppo i momenti di poco nerbo e gli errori di costruzione (troppi rumorini, troppo rifarsi a, una sorta di fragilità mal trasposta, l'eccessiva amatorialità) prevalgono e rendono "Tooth and Claw" un lavoro comunque evitabile. Oggi è ancora troppo presto, domani forse no.

31/07/2006

Tracklist

  1. Introduction - Welcome To The Avery
  2. Apodiformes
  3. Falconiformes
  4. Strigiformes
  5. Welcome To The Arborary
  6. Catalpa
  7. Tilia Petiolaris
  8. Quercusfalcata
  9. Nautical Spirits - Welcome To The Acquarium
  10. Octopodidae
  11. Sepiidae
  12. Nautilidae

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