Voce sempre più simile al padre, quasi dal fascino spettrale. Sean Lennon, per questo disco proposto anche in accoppiata con un Dvd, lascia aperte tante strade facili e giustifica una scrittura non proprio superba attraverso una dolcezza mai stucchevole. “Friendly Fire”, per osmosi, accetta insegnamenti dal gruppo d’appartenenza (Cibo Matto) e proprio da cotanta progenie, finendo per somigliare a un esercizio in studio dei Radiohead più morbidi (ascoltare “Dead Meat” e “Falling Out Of Love” per credere). Cert’è che la storia si legge con grande piacere e lampeggia agli incroci, senza dare fastidio. Da segnalare finanche un diffuso senso di malinconia che potrebbe tanto ammorbare quanto deliziare, ma si sa, i momenti fanno la differenza. Penso che l’album abbia sofferto del pregiudizio di base che accomuna i figli dei famosi e maledetti, uniti, invero, pure dai soliti, inconsci (?) tentativi d’emulazione estetica. Il Cristiano De André giappo-yankee, solo un bel po' più bravo.
26/04/2007