Voom Voom

Peng Peng

2006 (!K7 / Audioglobe)
elettronica

Voom Voom è il suono di un motore acceso che corre, il rumore lento, coerente, ordinato e inconfondibile di una macchina ben oliata che soddisfa chi c’è al volante. Voom Voom è il pistone che calibra i meccanismi di un cervello elettronico, dove ogni sfumatura è al suo posto e permette alla macchina di scalare le marce, di accelerare. Voom Voom è Peter Kruder, Christian Prommer e Roland Appel, meccanici d’eccezione per un motore appena uscito dalla fabbrica.
La genesi di "Peng Peng" ha luogo dall’incontro tra questi tre personaggi e si nutre della loro fame di rivalsa. Le ultime opere di Kruder, con o senza il suo compare Michael Dorfmeister, sono state deludentissime e noiose; Prommer è un nome in ascesa nella scena drumbeat , Appel un quasi sconosciuto.

Ma il calderone di influenze electro , house, techno, breakbeat che troviamo in "Peng Peng" funziona, anche se non alla perfezione. Vocoder allucinanti e beat non ossessivi, almeno nella prima parte. Album di ascolto accessibile e per nulla violento, come se l’obiettivo della creatura Voom Voom fosse far ballare tra le pareti domestiche. Un inizio un po’ timido ("Roger" dura giusto un paio di minuti più del necessario), ma dopo "Bounce" scopriamo finalmente il mondo dell’ intelligent dance music del giorno d’oggi. "Peng Peng" è sempre in bilico, forse troppo, tra i molteplici modi di creare musica elettronica, dalla house ordinata e riflessiva ("Sao Verought") all’impegnativo "electro listening" dei Tiefschwarz ("Baby 3"), che sembrano l’influenza più marcata di questo album. L’esempio più lampante è la folgorante "All I Need", che non sa decidersi se essere techno, electroclash o breakbeat: mentre i tre disc-jockey tirano a sorte, il tempo passa e le inspiegabili pause vuote del brano reclamano con violenza l’intervento di qualche remixer dalle idee chiare, che sappia cosa fare di quel riff chitarristico così tribale e di quella sensuale voce.

Gli episodi finali dell’album continuano a non convincere appieno: "Logan" carica al massimo solo dopo 5 minuti di synth-funk visionari, "Fish" non riesce a decidersi su dove andare a parare. Il disco dei Voom Voom è tutto sommato buono, ma non si riesce davvero a comprendere l’istinto omicida di Kruder e compagnia, che dopo aver creato giri di basso sui quali mezzo mondo dell’elettronica camperebbe di rendita, tentano di affogarli con orpelli sintetici e, alla lunga, sinceramente fastidiosi. Fortunatamente "Best Friend" è stata risparmiata, inserita in un groove jazzato che ne fa l’episodio migliore dell’album, ispirato alla chill-out vocale che spesso i Masters At Work ci hanno regalato.

Se c’era voglia di rivalsa da parte di Peter Kruder, che in definitiva essendo il più celebre, è anche il più esposto alle critiche, onestamente da "Peng Peng" ci si aspettava qualcosa di più che una, seppur ben confezionata, copia dei Tiefschwarz.

04/10/2006

Tracklist

  1. Baby 3
  2. Roger
  3. Bounce
  4. All I Need
  5. Keep the Drums Out
  6. Logan
  7. Best Friend
  8. Fish
  9. Sao Verought
  10. Oggi
  11. Urwald Song

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