We Are Scientists

With Love And Squalor

2006 (Virgin / Emi)
pop-rock

Mentre ascoltavo quest'album, mi sono tornati alla mente gli ormai lontani tempi della scuola. La classe d'alunni schiamazzanti e la prof che, per non perdere il controllo della situazione, ne pesca uno a caso dal mazzo e gli appioppa una bella nota, mentre tutti gli altri la fanno franca. Tutto ciò per annunciare che, quanto andrò a scrivere, potrà persino risultare ingeneroso nei confronti di questi giovanotti californiani trapiantati a Brooklyn (chissà perché proprio qui, già, chissà), protagonisti di un brioso(?) power-wave-pop, e perciò speranzosi (forse non senza motivo, giacché la Virgin ne ha preso in carico il progetto) di addivenire il nuovo totem di Rolling Stone, scalzando la miriade di omologhi che ambiscono alla sua copertina.
Peccato che "With Love And Squalor" piombi sulla mia scrivania in coda ad altri progetti che definire speculari è un elegante eufemismo. Quali? Massì dai, fuori i nomi. The Bravery, The Killers, Maximo Park, Kaiser Chiefs. Badate bene, dall'affollato lotto ho pescato due esponenti americani e due britannici, giusto per rimarcare che il fenomeno è divenuto così debordante dall'aver smarrito, per molti versi, persino i connotati d'affinità culturale che le rispettive tradizioni musicali imporrebbero.

Di quale fenomeno stiamo parlando è presto detto: canzoni di tre minuti, chitarre finto incazzose, piatto in levare su batteria danzereccia finto pestata, vocalizzi dai connotati epici ma soprattutto tanta, tanta voglia di centrare il ritornello vincente destinato ad alleggerire i cuori e, ancor meglio, i salvadanai degli ascoltatori. A questo punto, vi sarete persuasi di leggere l'ormai ordinaria filippica sulla "nuova new wave", o gl'indignati strali nei confronti del punk-funk, ma così non è. Non è questione di generi abusati, d'anelata innovazione e di tutte quelle corbellerie che vengono di volta in volta portate come argomento per sminuire, o stroncare, la band di turno, quanto di quella parolina magica che si chiama personalità.

E la personalità alberga nella sfumatura, nel modo di suonare e/o cantare che rende riconoscibile uno stile, stante che le invenzioni vere e proprie latitano tanto nel pop quanto nell'avanguardia, sebbene la moda del momento imponga di ritrovare per lo più il "baco" nelle cosiddette sonorità anni 80. Ed ecco allora che a clonarsi non sono tanto i generi, quanto le voci, i suoni, le canzoni stesse. Datemi un buon motivo affinché si possano inequivocabilmente distinguere "Nobody Move, Nobody Get Hurt" o "Cash Cow" da un qualsiasi brano dei Killers, o se sia davvero possibile non attribuire "Inaction" all'imminente disco degli Strokes (e qui abbiamo persino gli Oasis come special guest, nella base) quanto "Lousy Reputation" ai The Bravery.

Ergo, se accettiamo come assunto questa sorta di surreale intercambiabilità, potremo finanche pensare che "The Great Escape" o "It's A Hit" (un titolo che è tutto un programma) possano fare la loro porca figura nel bel mezzo di uno stipato festino semialcolico, o nel programma di musica "alternativa" di un qualsiasi network radiofonico, così come finiranno con l'entusiasmare chi si accosta per la prima volta a questi cliché, o chi di questi cliché non è mai sazio.
L'augurio da rivolgere ai We Are Scientists è che vi siano in giro ancora tante di queste persone perché, se così fosse, "With Love And Squalor" potrebbe persino sbancare il botteghino. Dal canto mio, l'auspicio è che non mi tocchi pure la recensione dei nuovissimi Arctic Monkeys, giacché sarei davvero a corto d'argomenti, e inoltre detesto ripetermi.

22/12/2006

Tracklist

  1. Nobody Move, Nobody Get Hurt
  2. This Scene Is Dead
  3. Inaction
  4. Can't Lose
  5. Callbacks
  6. Cash Cow
  7. It's A Hit
  8. The Great Escape
  9. Textbook
  10. Lousy Reputation
  11. Worth The Wait
  12. What's The Word

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