Wolf Eyes

Human Animal

2006 (SubPop)
free-noise

Dopo due anni i lupi più feroci del Michigan, già Re Mida del free-noise a stelle e strisce, tornano sul luogo del delitto e ci tornano per azzannare di nuovo alla giugulare il mercato musicale mainstream. Contestualizzando il tutto, è bene precisare che per considerare la storica etichetta Sub Pop di Seattle alla stregua di una major "cattiva" bisogna anche avere alle spalle, come i Wolf Eyes in effetti hanno, una storia ormai decennale fatta di centinaia di cassette, cd-r, vinili più o meno regolari ed edizioni ultralimitate al confine con un culto esoterico che la band non disincentiva di certo.

Alle spalle del temibile trio di Ann Arbor si muovono infatti etichette ultra-indie quali la American Tapes di John Olson e la Hanson di Aaron Dilloway. E l'assenza di quest'ultimo, per una dipartita che si annuncia come definitiva, è il primo dato saliente di questo "Human Animal", parto secondo della band in casa Sub Pop dopo l'irruento, ma alla fine un po' prevedibile, "Burned Mind" del 2004. A sostituire il dimissionario Dilloway c'ha pensato Mike Connelly, atterrato nelle desolate lande dei Wolf Eyes dal pianeta Hair Police, altra gentaglia ben poco accomodante per le nostre povere orecchie. "Aaron è l'unico di noi tre a possedere un'auto - ha avuto modo di dire John Olson - Nessuno dei Crass aveva un'auto, per cui penso proprio che noi siamo punk".

Persa quindi anche l'unica auto a disposizione del gruppo, se la logica non è un'opinione il risultato sarebbe dovuto essere quantomai brutale. E invece no. Spetta per questa volta alla collaborazione col cervellotico Anthony Braxton di "Black Vomit" portare a inattesi vertici di violenza e gratuità cacofonica il suono complessivo del trio, mentre per un'uscita "maggiore" come "Human Animal" i Wolf Eyes hanno preferito ripiegare sul versante più riflessivo e cerebrale della loro proposta. La qual cosa, per intendersi, significa comunque clangori industriali sparsi in un clima apocalittico, sottolineato da lussuriose lingue di sax (l'iniziale "A Million Years"), white-noise ridotto in poltiglia ("Lake Of Roaches"), opprimenti escursioni doom su discariche soniche ("Rationed Riot") e la loro personale versione della new age, che sarebbe "Leper War", percorsa da echi di gabbiani che volano sopra un mare oscuro, limaccioso e mortifero, con un risultato finale che suona come la versione dark di certe intuizioni dei Black Dice di "Beaches And Canyons".

Che il crogiolarsi in prolungate, melmose e inquietanti deboscie rumoriste al limite di un ambient che più che isolazionista si direbbe completamente devastata, fosse l'abilità maggiore dei Wolf Eyes, nonché forse il loro autentico elemento di originalità, è stato più di un sospetto del sottoscritto, specie dopo averli visti dal vivo al rischio della rottura dei timpani. Un sospetto che trova conferma all'ascolto di "Human Animal", da subito un must-have per tutti i fan della formazione del Michigan. Segno che forse anche il meditare e lavorare a lungo sui dischi, anziché farne uscire valanghe ignorando di fatto il concetto di "produzione", e dunque approcciare il mercato musicale in maniera tradizionale col filtro delle etichette può portare a ottimi risultati. E non si devono preoccupare nemmeno i puristi dello sfascio rumorista ludico e masochistico, ce n'è anche per loro: dal pestaggio noise della title track, che moltiplica i bpm nella forsennata "Rusted Mange", fino ai fischi che culminano nelle esplosioni di "The Driller" e all'assalto harsh-metal finale (molto Hair Police, guarda caso) dell'autoesplicativa "Noise Not Music".

In definitiva, un bel compendio (anche morigerato nella durata) di quanto di meglio sta facendo oggi il gruppo più seguito e mitizzato dell'intero panorama underground americano. E sì, può anche essere un ottimo punto di partenza per l'ascoltatore neofita che si sentisse finalmente pronto a entrare in questa "valle di lacrime".

02/10/2006

Tracklist

  1. A Million Years
  2. Lake Of Roaches
  3. Rationed Riot
  4. Human Animal
  5. Rusted Mange
  6. Leper War
  7. The Driller
  8. Noise Not Music

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