Giunto al suo secondo album solista, Luca Gemma, già nei Rossomaltese con il compare Pacifico, licenzia un lavoro di ben tredici tracce per quasi cinquanta minuti di musica sempre oscillante tra il pop da classifica e la ricerca cantautorale.
Prodotto con cura certosina ed attenzione, con un suono curato nei minimi particolari, “Tecniche di Illuminazione” è un lavoro interessante, a tratti accattivante, ma che non ha ben chiaro dove vuole andare a parare: l’autore (che scrive musica e testi) sembra perennemente in dubbio tra lo scrivere brani pronti per le radio commerciali e la volontà di ricercare suoni e parole più raffinate e colte, per puntare ad un pubblico meno vasto ma più competente.
E così si susseguono e si alternano brani piuttosto banali, che poco hanno a che vedere con il rock (sia pure d’autore) e che non sfigurerebbero nelle “playing list” radiofoniche al fianco dei vari Ramazzotti e Antonacci, a pezzi più eleganti, arrangiati e costruiti con minor ruffianeria, nei quali Gemma riesce a dare il meglio di sé. Tra questi ultimi emergono “Così Leggera”, scritta a quattro mani con Aurelio Tarantino, pop song all’italiana, vicina a band quali Perturbazione o Non Voglio Che Clara, “Sogno #1”, dove il nostro riesce a coniugare, mirabilmente, il cantautorato italiano anni sessanta e certo indie rock internazionale, e “Cinema D’Inverno”, altra ballata lenta e malinconica che, citando Morricone, è leggera ed evocativa al tempo stesso.
Una maggiore coesione tra i brani, un po’ più di stringatezza ed una direzione più sicura, avrebbero fatto di questo album, un piccolo gioiellino di pop italiano.
Così com’è, non è neanche chiaro se possa considerarsi di casa su queste pagine (virtuali).
06/06/2007