Grand Island

Say No To Sin

2007 (Racing Junior)
garage-rock, hard-rock

Vi mancava una next big thing? Bene, eccovi accontentati.
Si chiamano Grand Island, vengono dalla Norvegia e il loro album di debutto “Say No To Sin” è stato accolto in patria come una vera e propria bomba.
In effetti di energia ne sprigionano molta questi quattro nordici, miscelando garage-rock, punk, blues e folk in undici tracce che, se non per originalità assoluta, brillano sicuramente per la trascinante irresistibilità dei loro refrain e delle loro potenti cavalcate pregne di sudato american sound.

Pestano duro sin dall’iniziale “Love Is A Dog From Hell”, miscela coinvolgente di garage-psych, punk e hammond a sfiatare in sottofondo, una canzone che cambia volto innumerevoli volte (tratto peculiare di quest’album), ma sempre mantenendo salda la presa nell’ascoltatore; “Fountain” non abbassa il ritmo, ma si presenta più lineare con i suoi giochi di tromba western, rullate di batteria e impercettibili, ma importanti tocchi di banjo.
“Us Annexxed” sarebbe un singolo pronto a sfondare con il suo piglio power-pop, ma i Grand Island lo infarciscono ancora di ralenti e ripartenze, così come nel successivo “Set Your House On Fire”, uno dei pezzi più riusciti, con inizio folk che poi esplode in un ritornello travolgente pompato di hammond e intervallato da sprazzi di psichedelia.

Spaziano a tutto campo, i Grand Island e non danno punti di riferimento o, meglio, ne danno troppi; il banjo di Pål Gustavsen (strumento basilare nel lavoro del gruppo) si fa protagonista, in “Good Enough”, di un folk in acido con tanto di synth iniziale che prorompe in un refrain zeppeliniano, mentre in “…And Then I Still Said Yes To Sin” costruisce un inizio bluegrass che  sfocia in una cavalcata country-punk con finale alla Dead Kennedys.
Dopo cotanto spreco di energia e frullare di stili, è inevitabile che il disco perda un po’ i colpi; “Vanity”, nonostante l’ennesimo chorus azzeccato, non convince molto, così come sono trascurabili “Ghost In The Lighthouse”, con le sue svisate di tastiere, e la finale “The In Beetween Is The Everything”.
A salvare la seconda parte del disco ci sono però l’eccentrico punk-rock di “Cobra Verde” e la multiforme “Them Lucky Boys” che, se possibile, racchiude in sé tutte le caratteristiche e i generi coperti dai Grand Island in questo disco.

Difficile stabilire se questi norvegesi siano davvero una next big thing, originalissimi di certo non sono, ogni tanto assomigliano ai White Stripes o ai Kings Of Leon, per citare esempi recenti, con orchestrazioni più complesse e di spessore, ma il sound che riescono a forgiare, con banjo e hammond a combinarsi con chitarre elettrice e potenti drumming, è sicuramente interessante.
Quel che è certo è che “Say No To Sin” è un disco coinvolgente, con canzoni che ti trascinano dentro anche se sei il tipo che non ammetterebbe mai di essersi trovato da solo a cantare o muovere il piede a ritmo.
Se volete un album per divertirvi insieme agli amici con scorte di birra e stereo a manetta, o da mettervi in macchina per passare il viaggio in autostrada a cantare, se cercate un sound fresco e spontaneo e non volete la solita roba o qualche copia spudorata di gruppi famosi, procuratevi “Say No To Sin”, e non resterete delusi.

18/06/2007

Tracklist

  1. Love Is A Dog From Hell
  2. Fountain
  3. Us Annexed
  4. Set Your House On Fire
  5. Good Enough
  6. …And Then I Still Said Yes To Sin
  7. Vanity
  8. Cobra Verde
  9. Them Lucky Bouys
  10. Ghost In The Lighthouse
  11. The Inbetween Is The Everything

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