Con la creatura Miasmah Erik Skodvin (aka Svarte Greiner) di Deaf Center sta creando un piccolo grande culto. Così, in modo naturale, senza neanche accorgersene, probabilmente. Eppure le release dell'etichetta norvegese offrono diversi spunti di riflessione. Sulla musica innanzitutto, sempre diversa pur nell'unitarietà del progetto di massima, creare ovvero una sorta di limbo dorato dove il suono d'ambiente divenga altro da sé, passando dallo sfondo in primo piano.
Per non tacere dei curatissimi artwork, abili nello stimolare una fruizione multisensoriale, e che rendono l'acquisto del supporto indispensabile per chi voglia avere una visione omnicomprensiva dell'opera.
L'ultimo arrivato in casa Miasmah sia chiama Gultskra Artikler, vale a dire Alexey Devyanin, sperimentatore moscovita di belle speranze, "the most brilliant and unique musician out there", secondo Skodvin. In effetti "Kasha Iz Topora" è quanto di più bizzarro mi sia capitato quest'anno, a partire dal concept, dove pare si narri (il booklet è scritto in russo...) di un uomo armato d'ascia che cucina porridge volante (vengo poi a sapere che trattasi di un'antica leggenda russa).
Vabbè, e la musica direte voi? Ancor più stravagante, se possibile. Una sorta di ambient-folk sfiligranato, sfibrato, sfasciato, o qualunque altro aggettivo riteniate sia utile per descrivere questo pout-pourri di elementi eterogenei e accostamenti sulla carta impossibili. Devyanin taglia, cuce, accumula e sottrae divertendosi a giocare con l'assurdo.
In questo procedimento da cubo di Rubik, si possono osservare combinazioni cangianti a seconda delle circostanze e, soprattutto, senza alcuna linearità rispetto al pregresso. Un'interpolazione repentina di colori mutevoli per cui, in una medesima mini-suite (perché di quello si tratta), può "capitare" si alternino folk involuti, polke, concretismi dei più disparati, nenie post-industriali, pennellate dark-ambient e chi ne ha più ne metta. Il tutto così stravolto e imbastardito da risultare irriconoscibile.
Qualche esempio? Beh, prendete "Kartoshka" - una specie di Uskè Orchestra meets Jeff Greinke (o qualcosa di simile) - e capirete di cosa parlo quando riferisco di commistioni improbabili.
O ancora "Medicinski", con Xela e Volcano The Bear a contendersi la paternità. E così via, tra incesti, nonsense e weird sounds premoderni. Insomma, un disco realmente diverso (s'era capito?).
16/11/2007