Calvin Johnson and the Sons of the Soil

Calvin Johnson and the Sons of the Soil

2007 (K Records)
songwriter, lo-fi

Calvin Johnson, ancora lui. Di lui, della sua storia e della sua vita si è detto abbondantemente altrove, rivendicando per lui un ruolo principale nello scenario indipendente americano, tanto come musicista, quanto come produttore. Amato e apprezzato, idolatrato il giusto, certamente apprezzato per la linearità del suo quasi trentennale percorso musicale. Raccontato e criticato, capito anche in quei momenti di tensione creativa, quando senza un’idea precisa di cosa fare imbottiva il disco di una trentina di minuti del suo cazzeggio.

Partiamo da lontano, perché da lontano parte questo progetto, nemmeno partorito dalla mente del nostro, ma figlio di una curiosità, di una domanda: “Ma come suonerebbero le canzoni di Calvin Johnson se ci fosse una vera band rock ‘n’ roll a fargli da spalla, una band capace di suonare, con tutti gli strumenti accordati e tutte le cose a posto? Come suonerebbe?” Per rispondere ad un quesito che può giusto stuzzicare l’interesse dell’appassionato dell’opera omnia di CJ - gente come noi insomma -, ecco servito l’album de quo “Calvin Johnson & The Sons of the Soil”. La band, i figli della terra, sono Kyle Field dei Little Wings, Adam Forkner dei Yume Bitsu, Khaela Maricich dei Blow e Jason Anderson (gli ultimi due sono anche i firmatari della domanda di cui si è detto oltre che artefici della risposta).

A loro dunque l’onore di riprendere in mano una dozzina di brani del CJ solista, pescati tra i mille progetti e altro del nostro prolifico eroe: troviamo quindi i famosi Halo Benders con “Love Travels Faster”, i meno famosi Dub Narcotic Sound System con “Booty Run”, i Go Team (non quei Go! Team a cui state pensando, loro hanno il punto esclamativo!), tutti riletti in chiave rock, privati del dogma DIY, rimpolpati con chitarre e bassi che suonano con tutte le corde accordate. Quanto può interessare questo esperimento? Giusto agli indefessi appassionati, collezionisti, ma anche no, amanti contraccambianti del genietto di Olimpia. Qualche emozione la regalano i due episodi live “Cattle Cup” e “Tummy Hop”, giusto per l’atmosfera che riescono ad infondere, anche se non crediamo un secondo al Mr. Johnson in versione poeta/lettore.

Per concludere e a margine ricordiamo che le registrazioni dell’album risalgono a quattro fa: un’eternità, musicalmente parlando. Consigliato solo agli appassionati, gli altri – sazi di una lettura inutile – li invitiamo nel magico mondo dei Beat Happening. Ci vediamo lì.

24/04/2007

Tracklist

  1. Lies Goodbye
  2. Booty Run
  3. Cattle Call, Pt. 1
  4. Tummy Hop
  5. Love Travels Faster
  6. Banana Meltdown
  7. Can We Kiss
  8. Sand
  9. Move Around
  10. Cattle Call, Pt. 2
  11. What Was Me

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