Rose Kemp

A Hand Full Of Hurricanes

2007 (One Little Indian)
songwriter, folk, rock

Inglese e figlia di Maddy Prior e Rick Kemp (due membri del gruppo folk-pop Steeleye Span, coevo dei Fairport Convention), Rose Kemp era quasi ovviamente predestinata a occuparsi di musica, in particolare di folk.
In effetti al principio è così, e Rose si prodiga appena adolescente in vari progetti che hanno come base il folk più vicino alla tradizione. Successivamente, però, scopre la volontà di esplorare altre sonorità o meglio altre attitudini musicali, tirando fuori un lato rock-blues a tinte scure che sembra dovere molto a Pj Harvey, seppur restando legata da un saldo cordone ombelicale alla musica con cui è cresciuta.
Questi due lati della personalità musicale della Kemp si distinguono bene in “A Hand Full Of Hurricanes”, suo secondo album ed esordio in seno alla One Little Indian.

La ballata rock “Violence”, interrotta da lunghe e deflagranti assoli di chitarre rabbiose, l’iniziale “Little One”, l’eccellente prova vocale nella tirata e vibrante “Dark Corners” e, soprattutto, il dilatato dark-blues di “Orange Juice” denunciano sì l’influenza della Harvey, ma possiedono comunque una personalità d’interpretazione e songwriting sicuramente importanti vista la giovane età (l’inglesina è infatti classe 1984). Notevole il modo in cui se la cava negli episodi più eterogenei, specie quando gestisce tutto lei; in “Tiny Flowers” costruisce una canzone sovrapponendo la sua voce in diverse tonalità con tempo asincrono e pochi beat di accompagnamento, in “Skins’ Suite”, invece, per la prima metà si propone novella Bjork tra glockenspiel, chitarra e svariati effetti che creano un’atmosfera irreale, quindi passa e chiude con un glitch-folk delicatissimo.

Proprio la dimensione folk più lieve riesce a tirare fuori il meglio del talento della Kemp, specie quello vocale, basti sentire l’intensissima “Sister Sleep”, ballata da brividi per sola voce evocativa di tempi e luoghi lontani, o la seguente “Sheer Terror”, altro folk per sola chitarra e canto, mentre la conclusiva marcia circense di “Sing Our Last Goodbye” risulta essere l’unico episodio veramente sbagliato del disco.

La sensazione di già sentito, specie nella prima parte dell’album, è inevitabile, ma Rose Kemp dimostra anche un innato talento vocale e compositivo che, a soli ventitré anni, è sicuramente degno di nota. Un'artista da tenere d’occhio per l’immediato futuro, specie se riuscirà a creare un equilibrio armonico tra le sue radici folk e l’attitudine dark-rock.

18/06/2007

Tracklist

  1. Little One
  2. Violence
  3. Tiny Flower
  4. Morning Music
  5. Orange Juice
  6. Dark Corners
  7. Metal Bird
  8. Skins’ Suite
  9. Sheer Terror
  10. Sing Our Last Goodbye

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