Marnie Stern

In Advance of the Broken Arm

2007 (Kill Rock Stars)
math-rock

Il math-rock è un genere in piena diaspora. Da una parte le mattane degli ultimi Battles, da un'altra le virate metalliche di quel che resta dei Don Caballero e dei loro proseliti. Poi il progressive indistricabile con cui hanno sorpreso quest'anno gli Hella, i riti esoterici dei Moonchild, il fantasioso avant-prog degli Ahleuchatistas, dei nostrani Anatrofobia o il caustico jazzcore degli Zu. Abbiamo già visto il math-disco (Turing Machine), math-flamenco (Muddy World), math-punk (Hot Club De Paris) e di math-metal e math-core è appestata l'intera rete, giusto mentre si profila un'intera generazione di math-scassapalle (qualcuno ha detto "Orthrelm"?). Ci mancava giusto il math-cantautorato, ma ci pensa la newyorkese Marnie Stern a colmare la lacuna.

Vocina stridula, chitarra a due manici e il valente Zach Hill (Hella) alle pelli: questo il biglietto da visita del debutto "In Advance Of The Broken Arm". La formula è in realtà piuttosto prevedibile: gran suegiù di chitarra ripetuti a oltranza, batteria modello scatola di latta, voce sullo schizofrenico/paranoico andante. Giusto un po' di tempi composti in meno del previsto, ma basta cambiare metro una volta ogni venti secondi e chi vuoi che se ne accorga.
Però, c'è un però. I pezzi, ma chiamiamoli direttamente canzoni, sono belli. Qualcuna è pure orecchiabile. Quasi. Perlomeno tanto orecchiabile quanto possa verosimilmente esserlo un ghirigoro tutto intricamenti tecnici, dissonanze e sminuzzamenti ritmici. Il merito va tutto alla parte strumentale e alle linee melodiche della voce, il cui timbro un po' fastidioso è più d'ostacolo che altro. Anche le parole, non si capisce se molto criptiche o semplicemente nonsense, sono raramente intelleggibili e aiutano poco.

Non tutte le canzoni svettano alla stessa maniera, ma l'atmosfera inquieta e ossessivo/compulsiva che permea l'intero album è un'ottima controparte ai suoi contorsionismi ritmici. Il risultato finale suona estremamente naturale, tanto che l'impressione è che il disco suoni esattamente come uno se lo possa aspettare. Scarsa originalità o una sintesi già coerente e compatta? Forse è il caso di propendere per una via di mezzo: Marnie Stern non si sbilancia più di tanto rispetto alle consuete formule matematiche, deviando giusto il minimo indispensabile per trovar posto alla sua voce e a schemi in qualche modo orientati alla forma-canzone. Niente che sconvolga il panorama dunque, ma comunque un'ottima sorpresa, specie per gli amanti del genere.

15/05/2007

Tracklist

  1. Vibrational Match
  2. Grapefruit
  3. Every Single Line Means Something
  4. Precious Metal
  5. Put All Your Eggs in One Basket and then Watch That Basket!!!
  6. Logical Volume
  7. Absorb Those Numbers
  8. This American Life
  9. Letters from Rimbaud
  10. The Weight of a Rock
  11. Plato's Fucked Up World
  12. Healer
  13. Patterns of a Diamond Ceiling

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