Candidate

Oxengate

2007 (Snowstorm)
folk-rock

Nel cuore di Londra ogni tanto si nascondono gemme sonore dal gusto tanto originale quanto prezioso. Dopo la riscoperta targata Miracle Mile, dei quali prima o poi proporremo una retrospettiva, ecco l’occasione per dare luce e rilievo ai Candidate, gruppo guidato da Joel e Alex Morris con Ian Painter, supportati a volte da altri musicisti nel loro folk-rock che affonda le radici nella tradizione di Pentangle e Fairport Convention, trovando nella commistione con l’elettronica più soft la chiave di volta per non cadere nel revivalismo tipico dei nuovi gruppi folk.

Cinque album registrati dal 1999 ad oggi, “Oxengate” celebra la riscoperta del folk più tradizionale dopo i più avventurosi “Under The Skylon” e “Nuanda”. Composto solo con una chitarra Martin e una tastiera Casio, l’album vede il gruppo immergersi al solito in una location in cerca dell’ispirazione giusta (per “Nuanda” si erano accampati sul set del film “Wicker Man” per comporre musica nella stessa vena!), questa volta i giardini di Suffolk e Londra danno il giusto sfondo al folk urbano-rurale del disco.

“Oxengate” ha nell’incastro dei 16 pezzi il suo fascino: nessuna canzone sulle altre, i brani apparentemente inferiori agli altri permettono al gruppo di creare un paesaggio sonoro ricco di dettagli e atmosfere altrimenti irraggiungibili.
“Furlough” apre il disco con il suo minimalismo ed è subito gioia per l’udito, con le tre chitarre che con poche note a incastro offrono alla voce di Joel un tappeto sonoro su cui volare. L’uso delle voci impreziosisce spesso l’album, sia che si tinga di bluegrass (“Amsterdam”) sia che viri verso lo spiritual-country (“Cast Into The Storm”).

Alcuni brani strumentali, titolati e numerati “Field Recording I, IV, VII”, sono inseriti nel corpo di altre song a esaltarne i contorni, altri invece sono autonomi, come “ The Everlasting Arm” e “When They Rose From Reeds”, in essi confluisce lo spirito più sperimentale del gruppo con toni psych-folk. Due le ballad più convenzionali: “Tiny Tim”, dedicata a una figura leggendaria del folk più stralunato e “Marie Alexander”. In questi brani e nei più folk-oriented “Swear It Will Snow” e “Wesley” (incisa all’aperto, intorno al fuoco), si scoprono richiami anche vocali ai dimenticati Strawbs, che tinsero il folk di cornici progressive scontentando e accontentando a fasi alterne il loro pubblico.

Le tentazioni multistilistiche vedono affondare nel pop due preziose canzoni come “Harryhausen” e “ On Every Stone”, con tracce di folk più rurale e accattivante, mentre “Avro N°1” è il piccolo capolavoro del disco, costruito su tape-loop, harmonium, piano e uno strano uso delle chitarre con voce filtrata attraverso distorsori e piano.
Il finale è affidato a “The Sky”, aperto dal piano di Jason Hazeley (Ben e Jason), una folk-song strutturata sui cori, che celebrano il senso di tutti i musicisti di oggi: “Stiamo sprecando il nostro tempo di nuovo, ma noi facciamo roba meravigliosa, e questo è già abbastanza”. E su questa dichiarazione di intenti cala il sipario su un altro disco prezioso, che difficilmente sarà celebrato in virtù della sindrome da lobby che ormai colpisce anche il mondo indie.

Pochi dischi potranno evitare a “Oxengate” di essere tra i miei dieci album dell’anno. Il suo mix di lo-fi e folk inglese è vicino alla perfezione, grazie alla perizia strumentale che lega tutte le ambizioni del gruppo, in bilico perfetto tra folk e west coast. Un disco che conquista con più ascolti, svelando i suoi aromi un po’ alla volta, come un classico fuori tempo.

P.S. Attenti ad alcune recensioni svogliate (Chris Helsen) che confondono alcune tracce con altre. E attenti anche alla bella copertina, ispirata a Michael Dempsey.

03/09/2007

Tracklist

 
  1. Furlough
  2. (going back to) Amsterdam
  3. Cast into the storm
  4. Field recording I
  5. Harryhausen
  6. Tiny tim
  7. Field recording VII
  8. Swear i twill snow
  9. The everlasting arm
  10. When they rose from the reeds
  11. Wesley
  12. Avro N° 1
  13. Marie Alexander
  14. On every stone
  15. The sky
  16. Field recording IV

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