Pissed Jeans

Hope For Men

2007 (Sub Pop)
hard-noisepunk, spazz-noise

Ci sono dischi che guardano al futuro e dischi che, invece, si voltano verso il passato, pur restando fermamente ancorati al presente (in fondo, la nostalgia fa anche bene, basta solo non esagerare). A questa seconda categoria, appartiene di certo “Hope For Men”, seconda release (dopo l’ottimo esordio di “Shallow”) dei Pissed Jeans, quartetto di Allentown, Pennsylvania. Una bomba “party-killer spazz-noise”, come amano chiosare il loro sound apocalittico. Una bomba fatta con pezzi sparsi di Black Flag, Flipper, Melvins, Jesus Lizard e Drunks With Guns.

Una carneficina studiata nei minimi particolari e messa a punto con una maturità invidiabile. E poco importa se qualcuno ci terrà a precisare che i padri sono (quasi) sempre migliori dei figli: Matt Korvette (voce), Bradley Fry (chitarra), Dave Rosenstraus (basso) e Sean McGuinness (batteria) sono, infatti, dei figli ribelli, che spulciano nel guardaroba di papà con sguardo assatanato e cattive, cattivissime intenzioni. Insomma, quante band, oggigiorno, sanno essere così sinceramente feroci nel rimescolare intuizioni altrui fino alla trasfigurazione emozionale? Ci vogliono le palle, e non tutti sanno usarle.

E dire che inizialmente avevo qualche dubbio: reggerà sulla distanza questa “speranza per gli uomini”? Lo lascio da parte per un po’ e quando lo rimetto su, la deflagrazione è di quelle che lasciano il segno. Più incazzato di “Shallow”, meno hardcore e più rumoroso, “Hope For Men” parte a razzo con l’assordante, martellato pandemonio punk-noise di “People Person”, trafitto da una chitarra in delirio acido che spara all’impazzata stelle filanti d’acciaio liquefatto. “I’ve got something to tell you!”, urla Korvette all’inizio di “Secret Admirer”, e noi abbiamo voglia di ascoltare, gran voglia di tirare fuori questo dramma esistenziale che ci trivella l’anima.

E’ un gioco di cortocircuiti sonici, un crossover fatto di scazzi e deliri. I Melvins se la fanno con le lucertole di Gesù (“A Bad Wind”), qualche volta fanno da sole, rischiando la pazzia (“Caught Licking Leather”, infestata da un magistrale inferno di feedback - prendere nota: Fry è uno dei migliori chitarristi in circolazione…), Henry Rollins è uno zombie assetato di sangue e se ne va in giro indisturbato (“I've Still Got You (Ice Cream)”), i cingolati non vanno solo in guerra, qualche volta provano a fare da cavia per anthem ossessi e circolari (“Fantasy World”).

Korvette non canta: sbraita, sputa invettive su invettive, ti prende a cazzi in faccia, fino alla soglia del collasso, per poi dilaniarsi poco alla volta, intanto che il resto della combriccola lavora uno psycho-blues alienato, malaticcio (“I'm Turning Now”). Ma c’è dell’altro, oltre le barricate e gli incendi. C’è una band che sa costruire psicodrammi esponenziali, squarci di vita vera che pullula di dolore e nasconde un vuoto senza fine. Si prenda, innanzitutto, “Scrapbooking”, viaggio al termine della notte, tra i Black Flag di “Damaged 1” e il primo, grandissimo & sbandato Nick Cave. E’ l’altra faccia (oscura) della medaglia. Ma c’è di peggio: il surrealismo amorfo di “The Jogger”, landa desolata tra Factrix e la cattiva luna ascendente dei Sonic Youth.

Sono i bassifondi della psiche, fradici di piscio. Si diceva, poi, di Rollins. Uno che conosceva bene il disagio di vivere, l’ebbrezza del terrore. E’ lui, è ancora lui, non c’è dubbio, il fantasma che si agita dietro il paravento di “My Bed”, psicodramma allo specchio che esplode in una definitiva, metallica redenzione.
Almeno fino alla prossima eresia…

23/06/2007

Tracklist

1. People Person
2. Secret Admirer
3. A Bad Wind
4. Scrapbooking
5. I've Still Got You (IceCream)
6. Fantasy World
7. I'm Turning Now
8. Caught Licking Leather
9. The Jogger
10. My Bed

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