Alasdair Roberts

The Amber Gatherers

2007 (Drag City)
songwriting, folk

Esistono artisti talmente legati alla tradizione da intraprendere strade che li tengono lontani anni luce dai suoni moderni, Alasdair Roberts è uno di questi; scozzese di Callander ma di stanza a Glasgow, sin dai tempi in cui registrava con gli Appendix Out, Alasdair si è interessato sempre al folklore musicale della sua terra, producendosi poi, nella carriera solista, in ballate folk dai sapori antichissimi, come ben testimoniato dall’album “No Earthly Man” che nel 2005 riscosse riscontri positivi sia di pubblico che di critica.
La strada intrapresa dallo scozzese non è affatto semplice, se i suoi amici Will Oldham e Jason Molina (con cui ha collaborato più volte), attingendo dalla storia musicale americana, sanno di poter contare su di un genere che si è conquistato in questi tempi un buon seguito, lo stesso non si può dire del campo nel quale si muove la musica di Roberts.
Nonostante ciò, anche chi non è proprio un fan delle tradizioni folk d’Albione non potrà rimanere indifferente ai paesaggi musicali creati da questo cantautore scozzese; come non restare affascinati dalla purezza antica di “Let Me Lie And Bleed Awhile” e della splendida “The Old Men Of The Shells”? Come rimanere freddi rispetto alla dolcissima ninna nanna finale di “The Calfless Cow”?

Rispetto all’atmosfera che si respirava all’interno dell’altrettanto pregevole suo predecessore, “The Amber Gatherers” suona molto più solare e brioso, lo dimostrano gli arabeschi acustici di “River Rhine”, la giga ritmata a battito di mani tra l’antico e il moderno di “Firewater” o la solarità bucolica del folk di “Where Twines The Path”, anche se quest’ultima risulta molto più vicina agli standards americani.
Roberts si fa accompagnare da un gruppo di musicisti, tra i quali il Teenage Fanclub Gerard Love, il cui apporto sonoro è fondamentale; sia quando si cantano filastrocche (“I Had a Kiss Of The King’s Hand”) sia quando ci si cimenta in un folk-blues (“I Have a Charm”) con arpeggi chitarristici tra Jansch e Kaukonen, l’ ensemble di accompagnamento riesce a ricreare atmosfere lontane nel tempo e, senza l’arcaica aulicità dei Pentangle (che rimangono comunque il termine di riferimento più vicino), ma anche con meno modernità della maggior parte del folk in circolazione al giorno d’oggi, Alasdair Roberts canta fiabe e storie come se fosse stato catapultato negli anni 2000 da una macchina del tempo, sentite la meravigliosa “The Cruel War” per averne una garanzia.

Seppur diverso da “No Earthly Man”, anche “The Amber Gatherers” è un disco che necessita di un approccio particolare, bisogna saper dimenticare il tempo, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da queste atmosfere suggestive e lontane fino a ritrovarsi con l’immaginazione tra paesaggi antichi di castelli e cavalieri, damigelle, regnanti e cortigiani.
Chi ama il folk, soprattutto di matrice britannica, saprà apprezzare la bellezza di questo disco, ma c'è da scommettere che chiunque abbia la voglia di lasciarsi cullare dalla leggerezza di “The Amber Gatherers” verrà toccato profondamente dall’arte narrativa e musicale di questo moderno bardo scozzese.

02/02/2007

Tracklist

  1. Riddle Me This
  2. Where Twines The Path
  3. Waxwing
  4. I Had A Kiss Of The King’s Hand
  5. The Cruel War
  6. Let Me Lie And Bleed Awhile
  7. Firewater (Library Of Aethers)
  8. River Rhine
  9. I Have A Charm
  10. The Old Men Of The Shells
  11. The Calfless Cow

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