Superflu

La Chance

2007 (Top Five Records)
alt-pop-rock

“D’inverno come d’estate è sempre inverno”, scriveva Jacques Prévert. Come se una coltre di neve coprisse il cuore con il suo impenetrabile mantello: paesaggi spogli in cui persino la speranza sembra sopraffatta dal silenzio. “La Chance” è un disco avvolto dall’atmosfera rarefatta di quel segreto inverno che sembra insinuarsi in ogni fibra dell’essere. Eppure, sotto la sua neve si nasconde un seme che neppure la morsa del gelo riesce a vincere.

Sono trascorsi ormai dieci anni da quando i Superflu si sono affacciati alla scena indie d’Oltralpe con i delicati tratteggi di “Et Puis Après On Verra Bien”: un disco timido ed affascinante come il primo sguardo che infiamma il cuore, seguito nel 2000 dalla seducente conferma di “Tchin Tchin”, in cui le intuizioni dell’ensemble francese, originario di Lille ma di stanza a Parigi, venivano portate a compimento senza perdere la loro fragile grazia.
Dopo sette lunghi anni di lontananza, segnati da varie vicissitudini discografiche e cambiamenti di formazione, i Superflu ritornano oggi con “La Chance”, registrato in realtà già nel 2005, e riprendono il percorso dal punto in cui si era interrotto. L’attitudine cantautorale dell’esordio trascolora così in un impianto dall’aspetto maggiormente rock, anche se sempre dominato dai chiaroscuri di un trasognato intimismo.

L’intreccio delle morbide voci di Nicolas Falez, leader del gruppo, e di Sonia Bricout, da sempre al suo fianco con la dolcezza dei propri controcanti, richiamano da vicino gli incanti dei Mojave 3 più estatici. Accanto a loro, gli arrangiamenti si fanno stratificati e spigolosi al tempo stesso, tra chitarre taglienti, spruzzate di archi e baluginii di fiati, seguendo un approccio non distante da quello degli ultimi Giardini di Mirò.
Non è un caso, allora, che il singolo “Quand Homme Blanc Coupe Du Bois” si presenti come un brano dallo spirito dichiaratamente pop-rock, con le sue chitarre elettriche asciutte e squadrate ed il suo andamento da western morriconiano. Nell’atmosfera cupa e spettrale di “Le Vide Est De Retour”, la voce di Falez fluttua tra gelidi squarci di chitarra, mentre “Le Monde Entier” sembra inseguire un prevedibile vigore rock alla Noir Désir. Ma si tratta solo di un episodio isolato, nella tavolozza di un disco che predilige le sfumature alle tinte marcate.

Tra la leggerezza di “Je Vais Plutôt Bien” e l’elegia dell’amour fou di “J’ai Encore Ta Fièvre”, i Superflu ritrovano così una malinconia sorridente degna dei Belle & Sebastian del periodo verde. I loro sussurri hanno lo stesso romanticismo in bianco e nero di una foto di Doisneau: basta lasciarsi avvolgere dal velo di amarezza che si distende su “Appelle-Ça Sommeil Si Tu Veux” oppure dagli arpeggi che pungono come aghi lo sfondo lattiginoso di “La Femme Qui Cache La Forêt”.
La passione mistica di “Miracles” accenna un ardente passo di danza, per poi rendere omaggio all’eredità della chanson con il carillon pianistico di “Nombril”, in cui compare come ospite il tastierista dei Mercury Rev Adam Snyder, presente anche nella conclusiva “Une Lumière Neuve (Pour Cette Vieille Nuit)”. Sonia Bricout conquista il centro della scena in un unico brano, scrivendo ed interpretando la nenia bucolica di “Chamaloc”, in cui l’immagine del piccolo villaggio provenzale che dà il titolo alla canzone diviene simbolo di un luogo fatato della memoria.

Se “Et Puis Après On Verra Bien” e “Tchin Tchin” davano voce alle inquietudini dell’ingresso nell’età adulta, “La Chance” si trova a fare i conti con il senso di disillusione della maturità, con quell’ultima demoralizzazione che sembra svuotare di valore ogni cosa, segnando una distanza sempre più incolmabile tra la vita e le aspirazioni del cuore.
Il nulla sembra inghiottire ogni respiro: “il vuoto è di ritorno”, mormora Falez in “Le Vide Est De Retour”, “eccoti, vecchio amico, buongiorno / non mi sei mai mancato / e io / ti sono mancato?”. Tuttavia, a percorrere “La Chance” non sono la rassegnazione ed il cinismo, ma il senso di un’instancabile lotta quotidiana per ritrovare la speranza. Una speranza che, come nel brano che dà il titolo al disco, può essere riaccesa solo da uno sguardo capace di abbracciare l’io nel suo profondo: “la fortuna è che le mattine vuote / si riempiono sempre di te / che il disegno delle rughe / diviene dolce sotto le tue dita. / Tu cancelli quello che c’è di triste in me / tu assopisci quello che c’è di male in me / tu abbracci quello che c’è di brutto in me”.
C’è ancora la possibilità di una luce nuova in questa vecchia notte, rincuora il congedo dei Superflu. L’inverno non è fatto per durare per sempre.

23/05/2007

Tracklist

1. Le Vide Est De Retour
2. La Chance
3. Quand Homme Blanc Coupe Du Bois
4. Chamaloc
5. Je Vais Plutôt Bien
6. La Femme Qui Cache La Forêt
7. Appelle-Ça Sommeil Si Tu Veux
8 Miracles
9. J’ai Encore Ta Fièvre
10. Nombril
11. Le Monde Entier
12. Une Lumière Neuve (Pour Cette Vieille Nuit)

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