Un suono che sfrutta lo schema anarchico, ma organico del free-jazz, e che ricava spessore e sensualità dalla vera musica latina, elaborando testi visionari, densi di poesia viscerale.
L’amore di Kip per il tango di Astor Piazzolla e la poesia di Ishmael Reed ha pervaso molte delle sue opere. Così in “Beautiful Scars” tutto il suo percorso musicale viene sintetizzato e aggiornato con genialità.
L’apertura è affidata a “Busses From Heaven”, una sensuale e carnale rumba che dispensa melodie languide e sexy su indiavolate scorribande percussive, con una fisicità intensa che incanta e stimola, trascinando i sensi.
“Real Time And Beautiful Scars” offre la melodia più immediata del disco, evidenziando che la mancanza della voce preferita da Kip (quella di Jack Bruce) è egregiamente sostituita con una pletora di abili vocalist.
Tutti gli episodi mostrano peculiarità rimarchevoli: “Night Cumbia”, ballata malinconica e sotterranea, si sviluppa su toni decadenti e sensuali, con la splendida voce di Leijia Hanrahan, mentre “Caravaggio/A Quick Balance” si fregia della struttura più complessa e vibrante dell’album; qui, su un imponente tappeto percussivo, il sax di Yosvany Terry Cabrera offre geometrie sonore imprevedibili.
La sensualità quasi viscerale della musica di Kip raggiunge vertici di sublime poesia e carnalità nella notturna “Xiomarra Wears The Heat Beautifully”, dove il piano crea melodie atonali di struggente bellezza; tutto sarebbe da descrivere con attenzione ma citerò solo alcuni momenti chiave che evidenziano l’aspetto avant-garde del disco, ovvero le incredibili “Salt In The Mozambique Evening” (dedicata a Jack Bruce), dalla superba coesione ritmica, e ”Montana”, episodio rarefatto e incantevole, con un formidabile Steve Swallow al basso.
Con quest’ultimo progetto, Kip aggiunge un nuovo capolavoro a una discografia tra le più coese e vibranti della musica odierna. Indispensabile.
(07/09/2008)