Simon Breed

The Smitten King Laments

2008 (Re-action)
songwriter

L’esordio di Simon Breed aveva colpito molto la mia immaginazione. Cantautore londinese alla corte di Nick  Cave, Simon è artefice di live opening act geniali e coinvolgenti, è autore di liriche taglienti e visionarie, ed è inoltre dotato di voce penetrante e intensa. Il tutto supportato da un sound oscuro, ma non malinconico.

“The Filth And Wonder Of”, esordio pubblicato nell’estate 2007, presentava la parte più impetuosa del suo repertorio. Brani come “Cunts, Pricks, Wankers And Shits” difficilmente hanno abbandonato la mente dei pochi fortunati possessori dell’album. Le splendide acrobazie della chitarra di Matthew Wolverine Hyland riecheggiano ancora nell’aria. Così “My Eyes Have Seen The Glory Of Your Face” sviluppava energia dalle sue intuizioni, regalandoci uno dei momenti più intensi dell’anno trascorso.

Album della maturità, “The Smitten King Laments” (il titolo provvisorio era inizialmente “Animals At War”) rinuncia ad accenti sperimentali. Il disco si compone di undici ballate acustiche dal lirismo intenso, con racconti surreali che, nell’apparente normalità sonora, creano pathos e terrore. Il suono più scarno regala spazio a parole piene di sinistro cinismo, che contrastano la bellezza incantevole di armonie delicate e toccanti.

Avevo fiducia in Breed, ma non credevo che il suo capolavoro fosse dietro l’angolo. Si, perché la consistenza dell’opera senza tempo aleggia in tutte le pieghe di un album che rinuncia a quelle tentazioni “rock” in odor di Jeff Buckley. Simon si tuffa nel mondo dei cantori senza tempo; più Scott Walker che Dylan, più psichedelia che folk. Ma soprattutto un insieme di canzoni di elevata caratura fanno di “The Smitten King Laments” un album difficile da dimenticare (e archiviare…) in fretta.
La voce è ora più cupa e potente, senza incertezze, tra Cathal Coughlan e il Julian Cope di "Skellington".
Simon evoca intensi racconti di morte e follia. Piccolo capolavoro “The Golem vs. The Gentle Giant”, nervosa saga dai suoni minimalisti e dal testo surreale, di cui lo stesso autore diventa spettatore non protagonista, in un gioco di ruoli quasi onirico.

L’energica “Finish My Book” è invece caratterizzata da un piano molto impetuoso e da una splendida partitura di chitarra creata da Matthew Wolverine; il protagonista è uno scrittore che mentre completa il suo racconto, svuota il mondo reale. “Low Blood Sugar” è un piccolo capolavoro, una ballata pianistica morbida e sinuosa che racconta di  un morso necessario all’irreale protagonista per calmare la sua sete di sangue. Ma il sapore dolce e disgustoso del sangue umano lo porterà a desiderare sangue di ratto.
Ancora più sorprendente lo scontro tra ragni in “I Spy The Spider”, lunga ballata folk-psichedelica, dove i protagonisti si azzuffano per affermare la loro supremazia nefasta, regalandoci una metafora molto intensa.

“Devastating Sky” sembra uscire dai sogni di un fanciullo, un caleidoscopio di suoni e immagini in una giostra sonora ricca di speranze. Così mentre ”An Unhappy Fish”, intenso e breve  brano d’apertura, non è inferiore per forza e originalità al resto dell’album, l’oscura e autobiografica “The Smitten King Laments” racconta l’Inghilterra con stile asciutto e poetico; qui la melodia, affidata alla chitarra e alla voce (più incisiva che mai) è incantevole.
Ma Breed si supera nella complessa ed elaborata “Pinhole In The Blanket”, dove una melodia country crea un tessuto prezioso, sui cui i ricami della voce brillano e affascinano con malinconia e dolcezza.

Quasi una torch song “No Wandering”, malsana, disperata, e quasi apocalittica, mentre “Snipes” sviluppa la melodia più rilassata dell’album, sempre accompagnata da un testo eccellente. Breed è anche uno scrittore di racconti e di fumetti per ragazzi (“la musica non rende, così lavoro per poter far musica”, ha dichiarato), e il suo narrare e descrivere per immagini è una caratteristica che dà ancora più spessore alla sua musica.
Se fosse un album di Nick Cave, “The Smitten King Laments”, si chiamerebbe “Blood and Terror Album”, e non solo perché Simon è stato vittima di due incidenti durante le registrazioni, ma soprattutto per il senso di smarrimento e stupore che accompagna l’ascolto, che si conclude nell’apparente dolcezza di “The Scorpion Regrets”, un piccolo gioiello senza tempo che invita al riascolto senza indugi.

P.S. Sembra che Simon Breed ami molto l’Italia e in particolare Napoli dove ha tenuto dei concerti stile jam session (di cui va molto fiero). Ai primi di marzo suonerà a Cuneo, Torremaggiore (Fg) e Savona. Non perdete l'occasione di assistere a quella che viene descritta come una delle migliori live performance degli ultimi anni.

25/02/2008

Tracklist

    1. Unhappy Fish
    2. I Spy The Spider
  • Devastating Sky
  • Low Blood Sugar
  • The Golem And The Gentle Giant
  • The Smitten King's Lament
  • Pinhole In The Blanket
  • Snipes
  • No Wandering
  • Finish My Book
  • The Scorpion Regrets

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