Solomon Burke

Like A Fire

2008 (Shout Factory)
country, rock&soul

Non starò ad annoiarvi con una elegia su chi è stato Solomon Burke, imponente di stazza e ancor di più di importanza nel mondo musicale, ultimo grande interprete di soul, o meglio di quel rock&soul di cui si incoronò re, primo insieme a Ray Charles a cimentarsi nell’unione della musica dell’anima con il country dei bianchi, un artista che ogni cultore di musica dovrebbe conoscere.
E se non è così, correte a procurarvi una delle raccolte che lo riguardano (“Home In Your Heart” la più consigliabile) per colmare questa grave lacuna.

Il Vescovo ha conosciuto nei tempi recenti una seconda giovinezza in modello Johnny Cash, magari non paragonabile a livello di critica e pubblico a quella dell’uomo in nero ma sicuramente ragguardevole.
Prima ha sbalordito con quel “Don’t Give Up On Me” che ha riscosso plausi in ogni dove (miglior disco del 2002 per Mojo) nel quale il titanico cantore, con brani scritti da Tom Waits, Van Morrison, Elvis Costello, Nick Lowe, Brian Wilson e Joe Henry, fornì una severa lezione a tanti sul significato vero di cantare con sentimento regalando emozioni (due canzoni a caso “Flesh & Blood” e “None Of Us Are Free”, per capire), proprio come il compianto Cash fece con i suoi American Recordings, poi con quel “Nashville” che confermava quanto i confini tra generi molto diversi siano solo paraventi che un vero artista sa abbattere.

Questo suo ultimo album si differenzia da quei precedenti in un punto basilare: la scelta dei collaboratori; se in “Don’t Give Up On Me” la voce del Vescovo aveva sapienti trame sulle quali farsi valere, in questo “Like A Fire” i vari Eric Clapton, Keb Mo’ e Ben Harper non riescono a dare a Burke canzoni degne del suo carisma di interprete.
Quelli che gli autori (il produttore Steve Jordan in primis) regalano a Burke sono pezzi mosci e banali che quasi nemmeno la potente ugola e la sapienza interpretativa di King Solomon riesce a sollevare.
Ma non sia mai detto, perché Burke rende questo disco qualcosa di notevole nonostante tutto, fa di “The Fall” una perfetta fusione soul-country, regala potenza alla debole trama ordita da Harper in “A Minute To Rest And A Second To Prey”, riempie di anima da r&b stonesiano “Ain’t That Something”, prende e trasforma le esili imbastiture di “What Makes Me Think I Was Right” e “Understanding” elevandole come se creasse sculture col fango.
Riesce persino a salvare la faccia del vecchio slowhand, soffiando alito vitale alla morbida “Thank You”, mentre per la title track purtroppo non c’è stato niente da fare.

Un disco che afferma il valore di Solomon Burke per vie traverse, per un semplice motivo, perché in mano a chiunque altro “Like a Fire” sarebbe probabilmente stato una brodaglia, il Vescovo, dall’alto del suo trono, lo ha trasformato in un disco di country-rock’n’soul capace di competere con tanti dischi in circolazione.
Onore a Re Salomone dunque, sperando che la prossima volta si circondi di amici migliori.

29/06/2008

Tracklist

  1. Like A Fire
  2. We Don’t Need It
  3. The Fall
  4. A Minute To Rest And A Second To Prey
  5. Ain’t That Something
  6. What Makes Me Think I Was Right
  7. Understanding
  8. You And Me
  9. Thank You
  10. If I Give My Heart To You

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