Gonga

Segnato da un’assoluta instabilità di line-up, di sound e di nome (da Void, a Gonga, agli attuali Gonga II), il combo di Bristol dà finalmente alla luce il seguito di “Gonga” (2004), poco esaltante agglomerato di doom-stoner massificato. Con “Trasmigration” le cose peggiorano sensibilmente.
Le ampie ballate iniziali, “Wytch Hande” e “Knight Thyme”, sono fotocopie una dell’altra, mentre “Stethogeo” è una fotocopia (pur ben confezionata) dello stoner-pop dei Queens Of The Stone Age. Il rock’n’roll scalmanato di “The Greaser” e il prog-metal di “Sonor Wake” pagano invece un forte pegno nei confronti dei Motorpsycho più pesanti, ma la sfuriata thrash di “Sandstorm” (9 minuti) si distingue con estese modulazioni di distorsione e litanie doom. Pure i due interludi noir-acustici (“The Room of Unhallowed Rites” e “The Room of Accursed Rites”) contribuiscono a implementare il livello generale, e il vaniloquio finale di 16 minuti di “La Pique” impressiona per le furibonde compressioni dei primi 7 minuti (per poi perdere verticalmente interesse nella restante parte di durata).

Joe Volk (canto, chitarra acustica), George Elgie (chitarra, piano), Hallam Kite (basso), Thomas Elgie (batteria) sono alla ricerca del perfetto monolite ingombrante. Corroborerebbero le rifiniture da vero album scolpito nel granito - forse un po' troppo freddamente meditato -, le finezze di confezione, gli assoli quasi lisergici, anche se abbondantemente sopra la decenza; una volta tolte di mezzo le pesantissime similarità a un passo dal segno rosso del plagio, che - in pratica - fanno il corpo dell’opera, sarebbe appetibile. Come imporre a una sanguisuga di nutrirsi d’acqua.

25/09/2008