Lau Nau

Nukkuu

2008 (Locust)
free-folk

Laura Naukkarinen, in arte Lau Nau, è uno dei segreti meglio riposte della febbrile scena finlandese. Un mondo, il suo, dove questo mondo è solo un abbaglio lontano, un muto accadere di eventi, in fin dei conti, non così importanti.

Imperfetto, ma già indicativo del suo talento, tre anni fa “Kuutarha” la pose all’attenzione di un nugolo di avventurieri dell’underground più misterioso dei nostri anni. Poi, una pausa di riflessione, preparatoria a “Nukkuu”, che ne definisce compiutamente lo stile, conteso tra free-folk diamantino e sacre allegorie di regni ultraterreni.

Dici Finlandia e, ovviamente, pensi a una terra misteriosa, a un coacervo di luoghi arcani, di foreste impenetrabili cariche di vibrazioni indefinibili, dove risuonano, stupefatte, invocazioni come piccole, indescrivibili epifanie, mentre la natura intorno raggruma in un incantevole affresco di suoni e di rumori (“Lue Kartalta”).
Muove, insomma, Laura (accompagnata, lo ricordiamo, dal fido compagno Antti Tolvi e da Pekko Kappi, che si dividono una cinquantina di strumenti, tradizionali e non) alla conquista (impossibile?) di un eden che possa dirsi, finalmente, terreno, forse anche, chissà, agognando, come consolazione, un'alienazione non disperata, ma creatrice di illusioni (“Painovoimaa, Valoa”). Illusioni, capaci, tra le altre cose, di sostenere quel suo infinito, tormentato, perché estatico, riverberarsi di corpo e anima dentro un vortice sospeso (“Rubiinilasia”).

Così, con questo suo andare alla deriva, lungo il crinale di un folk sempre sull’orlo del precipizio, sempre in bilico tra cielo e terra, Laura finisce per avvicinarsi, in un modo o nell’altro, alle misteriche evanescenze di Fursaxa (ancora più evidenti e immaginifiche in “Maapahkinapuu'” – mosaico pericolante di pieni e vuoti), pur conservando, però, tratti arcani tutti suoi, tutti lasciati germogliare nel solco di una tradizione nordica introiettata fino allo spasimo.

E sembrerebbe un cammino destinato alla dissoluzione, se non fosse per gli incanti, e insieme, le tormentate sinergie di delirio e rapimento soprannaturale (Azalia Snail è un nome che ritorna spesso alla mente) che divampano in “Lähtölaulu”, quasi uno sfondare-oltre fuori controllo, ma a stento trattenuto, forse per paura o per rispetto. E, poi, l’incubo avvolgente di “Johuet”, in mezzo al quale si insinua, terrorizzata, una ninnananna sfuggente, prima che in “Vuoren Laelle” ci sia davvero il senso di un andare, in pace con se stessi, verso un sonno rivelatore.

19/06/2008

Tracklist

1. Lue Kartalta    
2. Painovoimaa, Valoa    
3. Ruususuu    
4. Rubiinilasia    
5. Lähtölaulu    
6. Maapähkinäpuu    
7. Mooste    
8. Jouhet    
9. Vuoren Laelle

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