My Disco

Paradise

2008 (Stomp)
math-rock, noise-rock

My Disco, ovvero l'arte della ripetizione. Batteria-basso alienati che martellano il loro secco 4/4 dall'inizio alla fine di ogni brano. Paragonarlo al mötorik dei Neu! è già dargli fin troppa vitalità: il groove di "Paradise" è un panzer automatizzato, nessuno spazio per sensazioni, anima o altra paccottiglia simile.

Poi la chitarra. Un continuo sferragliamento di noise lancinante, meccanico, ossessionante. Colate materiche che ora si stagliano sopra la sezione ritmica in corrosivi assoli free, ora la affogano stando sullo sfondo, lasciando campo libero alle non-variazioni che sono lo strumento di trance preferito dalle ormai molteplici generazioni dei math-rocker.

La descrizione dell'album potrebbe anche finire qua, perché la formula dei My Disco è tutta condensata in questo combo di reiterazioni e cacofonie. Nemmeno troppo originale, dato che Laddio Bolocko e Turing Machine non sono propriamente novità.
È però il caso di soffermarsi sui meccanismi interni di "Paradise", perché da quel che ho scritto finora non è affatto chiaro cosa lo renderebbe mai un bel disco. Sia per chi non capisse cosa potrebbe esserci di affascinante in più di mezz'ora di clangori manco molto variegati, che per chi, fin troppo abituato a questo genere di cose, non trovasse alcunché di notevole nella musica dei My Disco.

Il primo trucchetto si chiama "Steve Albini in cabina di regia" e spiega agilmente il sound così caustico e poderoso. Conseguenze dirette: 1) la chitarra, dotata di manico di alluminio per fornire maggior sustain al suono, produce più che note spettri sonori, che non comprendono alcun suono assimilabile a un basso - è tutta sparata sugli acuti, dunque non si interseca mai con il basso vero e proprio (piuttosto coi piatti, belli ricchi di frequenze spurie pure loro); 2) la batteria è secchissima, non lascia riverberare alcun colpo e non permette ad armonici particolari di risaltare.
Conseguenze indirette: 1) ogni strumento ha il suo spazio, la geometria del sound non consente a uno di prevaricare sugli altri; 2) non mostrando "risposta fisiologica" ai colpi, le ritmiche prendono un incedere energico e meccanico.

L'altro espediente-chiave sta nelle particolari figure scelte per le linee strumentali. Chitarra e basso suonano spesso una nota sola per tutta la canzone, inserendo elementi di variazione solo nella rispettiva fase (con un certo azzardo, si potrebbe parlare proprio di phasing alla Steve Reich). La batteria punta su ritmi fortemente circolari, spesso quasi dance, lasciando però intuire dagli sporadici offbeat sui piatti una ricchezza metrica che è stata volutamente abbandonata dalla band per ottenere lo stile più scarno possibile.
Proprio la corazzata ritmica rende la musica estremamente trascinante: ricatturando di continuo l'attenzione con leggere variazioni, riesce in realtà a porre l'accento sul processo della ripetizione e il vuoto tra le diverse linee. Da qui la sensazione di straniamento che provoca l'ascolto di anche un solo pezzo di "Paradise".

Infine, la voce. Anch'essa secca (può ricordare, come altri aspetti del disco, i Gang Of Four), procede per monosillabi lasciando lunghe pause tra i suoi momenti declamativi. Costituisce in questo senso l'ultimo tassello, e il più radicale, dato il valore espressivo istintivamente associato all'elemento vocale, nello spogliare i pezzi di "Paradise" da ogni parvenza di "anima".

C'è forse un'eccezione a tutta la gelidezza dell'album: "A Christ Pendant Comfort Her Neck". Gli elementi sono gli stessi che negli altri brani, ma nel basso si intuisce il rimasuglio di una linea slintiana, e la voce lascia trapelare un'irrequietudine malinconica che spezza la regolarità del suo spelling.
Per il resto, i My Disco sono un portento così: lucidi, cinici, ricorsivi.

03/04/2008

Tracklist

  1. |
  2. You Came To Me Like A Cancer Lain Dormant Until It Blossomed Like A Rose
  3. /
  4. Paradise
  5. An Even Sun
  6. Mosaics
  7. A Christ Pendant Comfort From Her Neck
  8. Pair And Pear
  9. German For Attention
  10. Land

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