Kelley Polar

I Need You To Hold On While The Sky Is Falling

2008 (Environ)
songwriter, electro-dance
6.5

Il croato Kelley Polar, precocissimo suonatore di viola, inizia la sua carriera maggiore con il nome di Kelley Polar Quartet, in collaborazione con il patron della Environ (Morgan Geist) e con il supporto di tre suoi colleghi della Juillard School di New York, dando alla luce tre Ep, “Audition” (2002), “Recital” (2003), “Rococo” (2004), tutti su Environ. Il suo primo stile è improntato a una rilettura della musica colta occidentale, ma a partire dal 2004 Polar sente la necessità di immettersi in un tragitto maggiormente personale - condivisa variamente da diversi musicisti coevi, da Caribou a Half Cousin - di fusione eretica tra più stili: l’elettronica eccentrica, la forma-canzone e la musica da ballo. Tornato a Dubrovnic e quindi ri-installatosi a New York, l’artista assembla dunque “Love Songs Of The Hanging Gardens” (Environ, 2005); qualche anno dopo, raffina il concetto in “I Need You To Hold On While The Sky Is Falling”, forte di una nuova live band.

Il brano di apertura del disco è un recitativo space-age con formula vocale da automa, filtrata da un vocoder etereo, che si rapprende in battito progressivo Moroder-iano contrappuntato da organo, archi, synth e giochi armonici, mentre “Zeno Of Elea” ripercorre tale spirito eccentrico con una frase minimalista e un impianto ritmico sfuggente, legando i Pavement, neo-soul e le recenti forme di cantautorato elettronico (Safety Scissors su tutti).
Al di là di questi due picchi, rimangono “Chrysanthemum”, un r’n’b sintetico aperto dai sospiri del cantante che al secondo chorus si stempera in deliqui orientaleggianti, l’apertura psych-drone di “Rosenband” (che poi ripiega in battito dance più o meno modulato), la stramba melodia wave di “We Live In An Expanding Universe”, il beat quasi Suicide di “Sea Of Sine Waves”.

Il miglior numero melodico è in ogni caso “Satellites” (con una coda di raggi di synth e cori alla Caribou), mentre il maggior artificio compositivo è rappresentato da “A Dream In Three Parts”: dapprima il canto mellifluo su synth ribattuto (senza drum machine), quindi la sua degenerazione a base di effetti electro, infine un’estasi liturgica per strumenti da camera. La conclusione è un altro momento di frivola intensità, via preludio sospeso (“Thurston And Grisha”) e successivo florilegio di synth alla M83, accoppiato a tenue caos estatico, vociare alieno e coro wordless.

Nell’era della retroattività revival, o delle imitazioni mimetiche, il semi-dotto secondo disco di Polar sembra una torretta di controllo in via di manutenzione. A un livello strettamente musicale, è un albo gigione - preceduto dall’Ep di “Chrysanthemum”; (Environ, 2007) - che poggia su titolature astronomico-spaziali, pur rimanendo atterrato ai piani bassi dei battiti new-disco. Fa vagamente rimpiangere le deliziose navicelle dell’antenato Joe Meek: in quel caso un piccolo assaggio di futuro, qui una passeggiata a gambero con velleità d’intrattenimento ambiguo, anche se alla prima occasione fa scattare con brillantezza la molla della fantasticheria timbrica, talora sarcastica, talora solo stralunata.

31/07/2008

Tracklist

  1. A Feeling Of The All-Thing
  2. Zeno Of Elea
  3. Entropy Reigns (In The Celestial City)
  4. Chrysanthemum
  5. Rosenband
  6. Satellites
  7. A Dream In Three Parts (On Themes By Enesco)
  8. We Live In An Expanding Universe
  9. Sea Of Sine Waves
  10. Thurston And Grisha
  11. In Paradisum

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