Vincenzo Ramaglia

Chimera

2008 (Autoprodotto)
avant-jazz, modern classical

La musica di Vincenzo Ramaglia si muove con l’effetto di un antidoto. Fuggendo ogni banalità, ogni possibile strada facile, con singolare purezza d’intenti trova il mirabile punto d’incontro tra jazz d’avanguardia e musica contemporanea.
Musica nuova, scriveva un tempo il mio maestro, musica da non consumare.

Il compositore romano, avvalendosi dello straordinario talento del multistrumentista Renato Ciunfrini, tende, declina i possibili significati del mito della chimera in sette riflessioni, ricette del pensiero, per il pensiero. In significanti assai alti, dove la poetica della musica nuova degli anni 60, da Giuseppe Logan a Vinko Globokar, dal Michel Portal con l’elmetto da esploratore, ancora bagnato dalle sacre acque darmstadiane e ricco di incensi della Foresta Nera, a Sun Ra, al Mingus in odore di santità, e poi ancora Stockhausen ebbro di riverberi ed essenze lignee…

Nulla è dato per scontato in questi sette brani. E se Vincenzo nelle argute note di copertina ci ricorda tra le righe che al principio era il verbo, qui si riporta, giustappunto, il nocciolo della riflessione proprio sul significato primario, originale del verbo stesso. Troppo abituati a quella parola scritta (qui potremmo traslare in registrata, dal sapor di conserva alimentare) che come ricordava Carmelo Bene trattasi di sepoltura, tumulazione dell’orale. Qui invece, si recupera quella freschezza dell’effimera compiutezza del gesto, della foné nell’attimo stesso in cui l’oeuvre viene espletata: l’irripetibile, intenso infinito dell’attimo non già fuggente bensì fuggito.
Derek Bailey ben ebbe a riflettere su tutto ciò.

Osceno pesce dalle mutevoli forme zoomorfe, fuggevole creatura che visita nottetempo, archetipo dionisiaco del confine negato. Basso, come basso il ventre vuol essere, il contrabbasso qui marea in continuo moto perpetuo, come liquido assume la forma del recipiente che lo contiene, ancora in estasi nevrotica affidato al talento sorprendente e acuto, “walking bass in a road to nowhere”, di Massimo Ceccarelli.

Un disco “not for the faint of the heart”, ma che può essere letto con l’innocenza di un bambino, o la competenza di un saggio. Spesso la stessa cosa. Complimenti davvero.

22/09/2008

Tracklist

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