Ryan Driver

Feeler Of Pure Joy

2008 (Rat-Drifting)
folk-psych-rock

L’appellativo "ostico" viene spesso usato per sottolineare opere musicali la cui fruibilità non è immediata o semplice, “Feeler Of Pure Joy” è un album che potrei definire ostico, ma non perché sia un album difficile da amare, ma perché, diversamente da molte produzioni odierne, è un album che può risultare irritante o travolgente. La chiave di lettura è un abbandono psicologico totale.
L’esordio solista di Ryan Driver è uno strano insieme di canzoni folk prevedibili e fughe psichedeliche stranianti, il canto è amabilmente fuori dalla melodia e le sonorità da science fiction anni 60 aggiungono un disincanto che alimenta un conflitto emotivo nell’ascoltatore.
 
Ryan Driver ha militato in molteplici formazioni come Deep Dark United, The Reveries, The Silt, St. Dirt Elementary School, The Guayaveras, The Draperies, Blah Blah 666, N, Cluttertones,  Organballoon The Fake e New Age Music Band, ha collaborato con Sandro Perri nei Double Suicide, ed è leader di un gruppo jazz dall’ovvia denominazione di The Ryan Driver Quartet.

Tra le innumerevoli mutazioni del musicista canadese, la più recente coi Silt sembra essere la più vicina alle sue bizzarrie; la recente pubblicazione in Europa del loro secondo album “Cat’s Peak” ha sollevato l’attenzione del pubblico nonostante l’album fosse già disponibile dal 2006 in Canada e negli Stati Uniti: forse perché rappresenta la summa delle intuizioni del musicista, ma “Feeler Of Pure Joy” si candida come l’opera più intensa della sua frastagliata discografia.
 
L’insana passione di Ryan Driver per strumenti impossibili come flauto da naso, palloncini, sega da legno e altoparlanti di cellulari, unitamente alla sua attitudine per il jazz e la destrutturazione sonora non può che ricordare Tom Waits, ma la sua creatività si è concretizzata nell’invenzione del quasi-ruler bass (una striscia di metallo mantenuta con una mano su una tavola e strappata e pizzicata con l’altra), le cui sonorità atonali donano un fascino sognante e unico alla sua musica.
Altre insane stramberie di Ryan Driver sono la sua passione per i gatti (sul suo myspace puoi postare solo se usi gatti come immagini) già esternata nel titolo dell’album dei Silt  (“Cat’s Peak”, appunto) e la sua originale ricerca sui suoni che si possono ottenere da palloncini sgonfiati come se fossero fili d’erba.

Adesso diventa complesso parlare della musica di “Feeler Of Pure Joy”: le folli intuizioni e le stramberie sonore sono presenti ovunque e creano un effetto straniante.
Non è consigliabile un ascolto analitico dell’album, le canzoni sono costruite per disorientare e coinvolgere allo stesso tempo, la grazia del duetto iniziale con Jennifer Castle (“You Are Beside Me”) e della ballata country alla Will Oldham “It's Nothing” stemperano la trance psichedelica della sublime “When Were You in Mexico?”, dove il fantasma di Tim Buckley si aggira senza invadere tra le trame sonore del brano.
Strane alchimie ritmiche distraggono le trame acustiche di “That's Which Way The Waterfalls”, il delirio pervade il canto in “Time And Trouble” che accoglie umori atonali senza apparente poesia, mentre il jazz più indigesto stravolge l’immenso contenuto lirico di “Oh The World Between Us”, una delle più sconvolgenti prove di cantautorato, la sua malsana malinconia riporta alla mente il Roy Harper di “Acapulco Gold”.
Notturni e molto densi, “No One Can Say Too Well” e “Why the Road?” sono due brani folk-jazz che sembrano fuoriuscire dalle pagine di “Inside Out” di John Martyn.
C’e spazio per una vibrante sferzata di rock con “Spinning Towers”, l’unico brano dove le chitarre elettriche alzano il timbro con efficacia e grinta, prima che il romanticismo fiabesco di “Feeler Of Pure Joy” conforti l’ascoltatore, ma è un illusione di pochi secondi, le atmosfere magiche e sognanti sono turbate da organetti alla Robert Wyatt, treatment elettronici privi di linearità e vocalizzi demoniaci e fluttuanti.
 
Ryan Driver è autore complesso e creativo, destinato forse a restare oggetto di culto in questo confuso decennio del nuovo millennio, ma coloro che riusciranno a penetrare le difese delle sue sonorità, scopriranno un autore interessante e stimolante, il suo linguaggio musicale è ancora da definire al 100%, ma quando ciò accadrà, sarà difficile ignorarlo.

22/12/2009

Tracklist

1. You Are Beside Me
 2. No One Can Say Too Well
 3. Time and Trouble
 4. It's Nothing
 5. When Were You in Mexico?
 6. That's Which Way the Waterfalls
 7. Oh the World Between Us
 8. Spinning Towers
 9. Why the Road?
10. Thousand Feathers of My Love
11. Feeler of Pure Joy

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