Times New Viking

Il “nichilismo romantico”, lo-fi & noise-pop, dei Times New Viking approda in casa Matador e lo fa con un disco che, spiace ammetterlo, non mantiene le promesse varate dai due primi lavori, tra cui continua a spiccare, per compattezza e ispirazione, quel “Dig Yourself” che ce li rivelò due anni e mezzo or sono.

“Rip It Off” è, così, un passo indietro verso la “normalizzazione”, verso un sound che ci appare, oggi come oggi, quasi impaurito di tirare fuori gli attributi, di sviscerare tutte le possibilità emozionali e dirompenti di un connubio di ruvidezza (noise) e candore (pop) che altrove ci aveva deliziato, e non poco. Così, il noise-pop adorante la luce e il calor bianco del velluto sotterraneo (“Teen Drama”), pur facendosi ancora una volta esaltato e disinibito – come la giovinezza dentro il sole (“My Head”) - appare, questa volta, un po’ troppo sbilenco e fuori controllo (“Rip Allegory”), anche se, altrove, mostra comunque di non disdegnare la sincera abrasione (“The Wait”).

In fondo, a ben pensarci, questo non è altro che lo scheletro del rock’n’roll deturpato dal rumore (“End Of All Things”), qualche volta scanzonato (“Drop-Out”), ardito (“Come Together”), rumoroso e dolceamaro (“Faces On Fire”). Eppure, volutamente e testardamente lo-fi come sono, dovrebbero, lo avvertiamo, pretendere di più da loro stessi, darcele di santa ragione, piuttosto che spulciare nel baule del passato (il loro!), senza nemmeno tanta convinzione. Carini, ma non di più, il pulsare Tucker-iano di “Mean God”, la vena psichedelicamente poppy di “Another Day”, lo svacco ossessivo di “The Apt.” e l’impenetrabile garage-brut di “Off The Wall”.

Fatto sta che non si decolla mai, nemmeno con l’immaginazione al potere, nemmeno nella disfida che li oppone agli Yo La Tengo nella penultima traccia. E si resta con un pugno di mosche, se non si è ciecamente devoti alla causa.

31/12/2007