Tokyo Police Club

Elephant Shell

2008 (Memphis Industries)
rock

Si è fatto attendere forse troppo il debutto sulla lunga distanza dei canadesi Tokyo Police Club, un quartetto che, è bene ricordarlo, è in circolazione da quasi un paio d’anni, durante i quali ha licenziato singoli ed Ep di discreto interesse, accolti con un certo entusiasmo da Nme e dintorni.

Ci muoviamo all’interno di una musica dall’impianto marcatamente indie, con tutti i crismi del caso: strumentazione essenziale, linee di batteria diritte e oltremodo regolari (per non dire monotone), una voce nasale e sottilmente distaccata (in più punti fastidiosamente cantilenante e involontariamente ipnotica), chitarre di scuola post-punk (più inglese che americana) che vanno irrimediabilmente a pennellare ritornelli spesso prevedibili e nel complesso piuttosto fiacchi.
Da un punto di vista del tutto generale si può azzardare che questo gruppo suoni come una sintesi non sempre perfettamente equilibrata tra Strokes, Grandaddy (soprattutto nell’attitudine), Bloc Party (forse l’influenza più palese, soprattutto in riferimento al primo album) ed Editors.
Il prodotto non deluderà gli estimatori dei gruppi citati e tutto sommato divertirà i cultori del genere, sebbene rimanga comunque il netto sentore di un gruppo che è arrivato all’esordio con il fiato già troppo corto e l’immaginazione un po’ intorpidita; le idee non sono poi così numerose e il repertorio sonoro della band non riluce certo per varietà e imprevedibilità.

Il primo pezzo, “Centennial”, sembra una cover dei Placebo realizzata dai Sonic Youth, coniugando un’innata propensione melodica a un approccio esecutivo rudemente spicciolo, ma l’andamento risulta eccessivamente “pettinato” e quasi del tutto privo di impennate e cambi di passo rilevanti. “In A Cave” ricorda molto da vicino, nella struttura dell’arrangiamento, gli Strokes impigriti del secondo controverso album “Room On Fire” (non certo un disco da prendere a modello, su questo non credo possa sussistere troppo dissenso), eppure il pezzo risulta piuttosto noioso oltre che costruito attorno a un ritornello appena sufficiente. A mancare completamente è quello scarto impercettibile, quello spunto strumentale o anche semplice accelerazione che possa aprire lo spazio per una sincera fascinazione sonora. Le canzoni sono piene di tempi morti e lasciano trasudare un suono spesso svuotato, per non dire anemico, il che sorprende ancora di più se si tiene presente la giovane età dei componenti, che avrebbe dovuto in teoria garantire un maggiore nervosismo delle partiture e una più movimentata interpretazione.

Qualcosa da salvare c’è senz’altro (ad esempio convince l’attacco di “Tassellate” o la rabbia infeltrita di “The Baskervilles”, così come l’impasto di “Your English Is Good”, tesa tra ultimi Talking Heads e primi Strokes), ma la band non pare ancora del tutto padrona delle proprie possibilità di scrittura, potendo tra l’altro contare su un unico concetto di canzone rock piuttosto logoro e risaputo, oltre che sfruttato in ogni suo più intima sfaccettatura da centinaia di gruppi indie negli ultimi cinque anni.
In tempi (come quelli attuali) di competizione spietata e di scarsa memoria storica musicale, in cui tutti diventano idoli rock alla velocità della luce, questi Tokyo Police Club faticheranno non poco a guadagnarsi un seguito stabile o anche solo un minimo di attenzione distratta da parte dei bloghettari che contano.

27/05/2008

Tracklist

1.  Centennial
2.  In A Cave
3.  Graves
4.  Juno
5.  Tessellate
6.  Sixties Remake
7.  The Horrowing Adventures Of...
8.  Nursery Academy
9.  Your English Is Good
10. Listen To The Math
11. The Baskervilles

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