Non sia mai che Steven R. Smith lasci passare tra i suoi album più di qualche mese. Non faccio a tempo ad accorgermi dell'uscita di "Owl" che ecco già pronto un nuovo lavoro a nome Ulaan Khol.
In "I" è la componente noise a dominare. L'elettrica, acida come sempre, è soffocata da uno strato uniforme di feedback e rumore mica-tanto-di-fondo, la distorsione sovrassatura l'amplificazione e produce un gracchiare granulare. Qua e là emerge qualche tastiera, un soffio del tutto privo di rumore d'attacco. Le linee melodiche ondeggiano, fluttuano, alternano picchi di intensità e momenti di calma piatta senza mai attenuare la tensione.
Il tutto converge in un suono oceanico, a tratti shoegazer. La somiglianza coi Ride non si limita al perfetto sposalizio che "I" avrebbe con la meravigliosa copertina di "Nowhere": ascoltare "Untitled 02" per credere.
23/03/2008