Veda Hille

This Riot Life

2008 (Ape)
songwriter

E’ un grave misfatto che la quarantenne, canadese, Veda Hille sia ignorata dalla critica e dagli amanti della buona musica. Confesso che solo quattro anni fa ebbi la fortuna di incrociare il suo mondo musicale: la consapevolezza del suo talento è stata istantanea e ho aggiunto il suo nome alla lista delle grandi artefici del rock al femminile, insieme alla ugualmente sottovalutata Jane Siberry.
Nata a Vancouver, comincia a suonare il piano all’età di sei anni, sviluppando interessi vari che vanno dalla psichiatria alla fantascienza fino allo studio naturalistico delle piante; la sua carriera di musicista passa attraverso gli studi all’art college e si concretizza in colonne sonore e musica per il teatro.
Le sue influenze vanno da Glenn Gould a Robin Holcomb (eccellente pianista e cantante jazz) transitando attraverso la passione per i Flaming Lips e gli Xtc.

"This Riot Life" nasce dall’interesse di Veda per i canti religiosi, interesse solo musicale visto che sottolinea la sua non appartenenza alla chiesa.
Alcune delle composizioni riscrivono vecchi canti elegiaci come “Ace Of The Nazarene”, che cita un testo di Frederick William Henry Myers, o “The Moon”, il cui testo appartiene a Percy Shelley (1792-1822), poche frasi sgocciolate dalla famosa “Spring Can Really Hang You Up The Most" di Wolf e Landesman (portata alla notorietà da Aretha Franklin) vengono inserite in “This Spring”.
Altre citazioni e inserti provengono egualmente dalla lettura di ”The Hymnary”, libro appartenuto alla madre che raccoglie i canti religiosi della chiesa canadese.

Alla complessità dei contenuti corrisponde una musica altrettanto elaborata, la band è strutturata come una piccola orchestra jazz contemporanea, strumenti a fiato, piano, viola s’intrecciano con geometrie ritmiche avantgarde senza rinunciare all’uso tagliente delle chitarre, e la voce di Veda è un altro strumento che sottolinea con pathos e teatralità le infinite influenze musicali.
Veda si dichiara innamorata dei Gentle Giant - da lei giustamente ritenuti avulsi dal fenomeno più stretto del progressive-rock in virtù di un’insana attitudine a mescolare folk gaelico, dixieland e rock’n roll - non è un caso che si trovi condividere quest’opinione con Andy Partridge degli Xtc, visto che le due ultime opere sono state pubblicate anche dalla etichetta privata del genio di Swindon.

Non cattura subito l’ascolto, “This Riot Life”, il suo patrimonio armonico non è immediatamente amabile, ogni ascolto evidenzia raffinate soluzioni d’arrangiamento, si pensi a “A Shining Forth”, una ballad per piano e piccola orchestra da camera che improvvisamente introduce dissonanze e disturbi sonori pervasi da insana passione, o “The Moon”, dove il piano e la voce vanno in contrappunto, mentre i toni sono distorti e malsani, sfiorando suoni jazz e rock senza rispetto, per essere poi decostruite dal bridge teatrale e pernicioso.
Veda si abbandona alla musica kletzmer nella eccellente “Rose Of Sharon” e non disdice il folk più arcaico nella bellissima ”Constance” che, costruita solo su voci femminili e pochi suoni acustici di viola e piano, ricorda le eccellenti sorelle McGarrigle.

L’iniziale “Lucklucky” potrebbe benissimo uscire da un album degli Xtc per la sua geometria ritmica incalzante, che mostra un’infinità di registri melodici che includono “O Superman” di Laurie Anderson, “Running Up That Hill” di Kate Bush” e “Crucify” di Tori Amos, mentre la conclusiva “The Trees” si avvale di un arrangiamento orchestrale ricco di fiati e soluzioni ritmiche che innalzano la drammaticità del brano tanto da far invidia contemporaneamente a Rufus Wainwright e a Antony e i suoi Johnsons.
Nel mezzo, oltre ai brani già citati, emergono strambe pop song barocche come “Oh Come On”, nervose escursioni rock come “Ace Of The Nazarene”, e delicate canzoncine come “Book Of Saints”.

Commissionato in parte dal Push Festival di Vancouver, da Bill Richardson per il suo spettacolo “Bunny Watson”, nonché dal fondo  musicale e dal consiglio per le arti canadese, l’album mostra le sue peculiarità di musica teatrale e didattica; ”Soapland Serenade”, scritta per lo spettacolo “Pratiche Sessuali Dei Giapponesi”, utilizza suoni orientali per uno dei momenti più melodici e deliziosi dell’album, che accoglie l’unica performance vocale maschile.
Raffinata e liricamente eccelsa, “Sleepers” è un altro momento magico del disco: i fiati innalzano la melodia fino a sfiorare l’estasi sonora. Toni elegiaci, invece, per la delicata “Cowper’s Folly”, che richiama un’altra grande voce della musica canadese, ovvero Mary Margaret O’Hara.

“This Riot Life” è un album notevole, suonato da ottimi musicisti, con testi ricchi di visionaria bellezza e poesia. Veda Hille si conferma artista di elevata caratura, che va ad aggiungersi al già folto panorama delle musiciste canadesi: intensa (come Jane Siberry), lirica (come la migliore Joni Mitchell), straziante (come Mary Margaret O’Hara), deliziosa (come le sorelle McGarrigle), Veda è una delle più belle realtà della musica d’autore contemporanea.

21/12/2008

Tracklist

1. Lucklucky
2. Book Of Saints
3. Ace Of The Nazarene
4. A Shining Forth
5. Oh Come On
6. The Moon
7. Sleepers
8. Soapland Serenade
9. Cowper’s Folly
10. Rose Of S
haron
11. C
onstance
12. This Spring
13. The Trees

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