zZz

Running With The Beast

2008 (Anti/ Self)
nu-new wave, synth-pop
7.5

Non si scappa (e chi vuol scappare?): new wave. Che a rievocarne fattezze ed epos ci pensi Blank Dogs coi suoi gioiellini “escrementizi” o la lunga fila di “nu-new wavers” dal singolo facile, poco cambia: essa è qui, siamo noi. Manipolata, “ripassata”, venerata, rincuorata, riprodotta in serie, schernita, pestata a sangue, ghigliottinata nelle pubbliche piazze, ridotta a bersaglio per freccette o ad ascolto da gabinetto: siamo noi. Ha mille volti, proprio come i nostri. Parla una decina di lingue, fra le quali l’olandese. E’ tornata per restare, e chissà se ce ne libereremo mai.

Come anticipato, la "Belva" di quest’oggi viene dall’Olanda, gira con zoccoli acuminati e si ciba di tulipani “arricchiti”. zZz si fa chiamare, ma per la dichiarazione dei redditi usa i nomi di Bjorn Ottenheim e Daan Schinkel, l’uno batterista e cantante, l’altro organista. All’apparenza una coppia di “krauti” andati a male, i due esordiscono nel 2005 con “The Sound Of zZz”, un corredo di canzoni mediocri affiancate da una produzione… mediocre; le fisse, ad ogni modo, sono già chiare: Comsat Angels, il “suicidio” di Vega e Rev, Dark Day, Wall Of Voodoo, Sisters Of Mercy (vabbè, hai detto roba originale…). Quello che non ci si aspettava, semmai, è un "comeback" multiprospettico e tirato a lucido come “Running With The Beast”, onnivoro più “danceable” e pop senza per questo nulla perdere in fascino dark (l’apripista “Lover” e “Spoil The Party” sono da infarto). Giova, a tal proposito, sottolineare il gustoso lavoro di Schinkel a synth, organetti Cordovox, rhodes e pianoforte; così come l’abilità e l’astuzia di Ottenheim nell’alternare timbriche e suggestioni vocali fra le più disparate: crooner sospeso fra nubi ghiaccie in “Amanda”, falsetto dal sesso incerto (molto “sylvestriano”, se mi passate il termine…) nella mutant-disco zuccherina “Loverboy”, genero di Henry Rollins su una “Sign Of Love” a metà fra gospel e assalto ritmico alla Rip Rig & Panic, e così via.

Non tutto, purtroppo, è al suo giusto posto. Fuori luogo “The Movies”, dove sembra d’ascoltare Korla Pandit su una base di hip-hop ruspante come le faceva il primo Beck; povere d’inventio anche “Grip” e “Angel”, quest’ultima fin troppo pedissequa nel rievocare le tenebre incestuose della band di Andrew Eldritch. Di tutt’altra pasta, invece, la brillante “Majeur” che (incredibile!) shakera 2/3 Elvis Costello & The Attractions (periodo “This Year’s Model”) e 1/3 Suicide senza provocare nausea o bruciori di stomaco, dimostrandosi anzi uno dei gioielli melodici dell’anno (scorso).
Ma è forse la title track a porsi come summa del “zZz-pensiero”: parte come post-punk dalle forti venature hard (si possono citare i Cult o fa ancora strano?), precipita in un burrone in cui “Candidate” dei Joy Division si colora di tastiere cherubine, riprende quota con un’accelerazione devastante e, arresa, si lascia morire in un finnico intarsio di synth e drum machine alla Passage. Roba da far tremare le gambe. E infatti è meglio sedersi e lasciarsi cullare dalla desolazione organistica della conclusiva “Islands”, cuore di tenebra in cui, come degli Eyeless In Gaza ciechi a un’orgia, dobbiamo farci strada palpando. Credetemi, per fare della new wave così ci vuole davvero un fisico “bestiale”.

05/02/2009

Tracklist

  1. Lover
  2. Grip
  3. Spoil The Party
  4. Sign Of Love
  5. Majeur
  6. Running With The Beast
  7. Amanda
  8. Loverboy
  9. The Movies
  10. Angel
  11. Islands

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