Brazos

Phosphorescent Blues

2009 (Autobus)
psych-folk, songwriter

"Martin Crane dei Brazos ha scritto i pezzi di 'Phosphorescent Blues' durante una settimana di pacifica euforia nella sua casa nella zona sud di Austin". Così la Autobus Records, etichetta-cooperativa della capitale texana, presenta l'esordio dei Brazos, alludendo a uno sfogo creativo che è seguito a ben due anni di tour insieme a band di primo piano (Grizzly Bear, Vampire Weekend, Bowerbirds).
Certo è che di uno "sfogo creativo" rimane ben poca traccia, in questo esordio: chi si aspetta repliche del motivetto à-la Shins del pezzo di lancio, "Day Glo", rimarrà piuttosto deluso. In "Phosphorescent Blues" c'è di più, ci sono composizioni spiazzanti ma che di questo "spiazzamento" non fanno il tema centrale della propria musica, come accade, ad esempio, per i già citati Grizzly Bear. Martin Crane pare insomma possedere personalità da vendere, per come sa rifuggire da etichette e facili incasellamenti.

Il primo che verrebbe da affibbiargli è, a partire dal timbro e dall'impostazione nel canto, Andrew Bird (paragone evidente fin dal primo scandire di "My Buddy"). Dal cantautore di Chicago Crane assorbe la lezione di quella "leggerezza intellettuale" che è il costante paradosso della musica di Bird. In "Phosphorescent Blues" sono frequenti, infatti, i disegni letterari di urbanità americana, raccontati con occhio vigile e attento, tra le grida dei "Downtown Boys", insonorizzati e rallentati dalle folate pianistiche, dalle spruzzate di chitarra che accompagnano il racconto sognante di Crane. A riconferma, quest'ultimo prende poi in prestito una poesia di Adrienne Rich, controversa autrice conosciuta per il suo impegno nel movimento femminista, per comporre l'imprendibile, ipnotico refràin di "The Observer".
Questo vago stato di trance che sottende a gran parte del disco dona un'impronta allo stesso tempo indefinita e netta, in un gioco di specchi che accompagna dalle frustate nervose di "Kid" all'onirica sospensione della finale "For So Long Now". E' in questa tensione, implicita e palpabile nel contempo, che i Brazos riescono al meglio, infondendo una vibrazione ipodermica che scuote senza farsi vedere. Nasce così la trascinante progressione di "We Understand Each Other", in cui l'ossessiva, strisciante agitazione sotterranea trova respiro soltanto nei lampi nervosi del ritornello, illuminando una folle corsa verso il sole che sorge.

"Phosphorescent Blues" è un disco che non si stanca mai di apparire sfuggente e imprendibile, provoca e affascina senza mai tentare di rapire. Sembra quasi un'irrisione la pièce per solo pianoforte di "Pues", una specie di boccata d'aria in superficie, un valzer spettrale per una sala deserta. Allo stesso tempo sorprende trovarsi di fronte un pezzo come "Tell", un southern rock che odora dei Kings Of Leon di "Aha Shaka Heartbreak".
Insomma Crane mostra di avere un talento multiforme, il che è sicuramente prezioso, oggigiorno. Rimane da augurarsi che possa dare un seguito un po' più focalizzato al suo già interessante esordio,  che sia privo, ad esempio, di certi evidenti cali di ispirazione ("Avignon"). Rimane un disco in grado di mesmerizzare, di far levitare ai bordi del grande altopiano texano. "This world has been a dream/ Like gently running fingernails": alla fine di "For So Long Now" Crane schiocca le dita, e l'ipnosi è finita.

28/11/2009

Tracklist

1. My Buddy
2. Kid
3. The Observer
4. Avignon
5. Pues
6. Day Glo
7. Tell
8. We Understand Each Other
9. Downtown Boys
10. For So Long Now

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