Dopo Napalm Death e Sepultura, anche quello dei Cannibal Corpse è un ritorno deludente.
D’altra parte, il precedente “Kill” aveva già definito lo stato delle cose: un calo di ispirazione che, comunque, ha radici lontane. Fatta salva la discreta fattura dei loro primissimi lavori, infatti, la band di Tampa, Florida, non è mai stata capace di partorire un disco davvero degno di nota, e non sarà certamente ora che George "Corpsegrinder" Fisher e compari riusciranno nell’ardua impresa.
Come da tradizione, titolo e copertina non fanno molto per nascondere le loro efferate intenzioni. Quanto alla musica, trattasi del solito brutal-death metal senza compromessi, tempestoso (“Priests of Sodom”), stentoreo (“A Cauldron of Hate”), destabilizzato da accelerazioni repentine (“To Decompose”) o da assoli al fulmicotone che imperversano a briglia sciolta (“Evidence in the Furnace”).
La band, bisogna dirlo, suona sempre compatta e micidiale, ma quando mancano le idee, la noia finisce per aspettarti dietro l’angolo, con un pugnale in mano… Così, per ridare un po’ di smalto all’ispirazione, in “Scalding Hail” e “Shatter Their Bones“ tornano utili gli Slayer di “Reign In Blood”, magari con qualche ideuzza rubacchiata anche ai Death di “Human”.
Ma è troppo poco per coinvolgerci appieno. Ancora una volta, infatti, il loro sound appare datato e fiacco, forse anche infastidito dalle recenti evoluzioni del genere.
27/01/2009