Non sempre eclettismo ed eccentricità vanno di pari passo con qualità: è il caso, infatti, dell'ultimo lavoro del duo romeno Divine Muzak che con questo "Maison Skinny" approda alla corte della Punch Records. L'etichetta italiana fin dai suoi albori, datati 2003, si è contraddistinta per una politica discografica in cui l'ibridazione di differenti stili musicali, per lo più gravitanti intorno alla grey brown area, è il minimo comun denominatore dei propri prodotti.
Basterebbe leggere i nomi delle band passate nel corso degli anni su Punch per rendersi conto di quanto detto: si passa infatti dal neo-folk burlesco e stranito di Novy Svet, dalle istanze industriali affogate in salsa electro-pop di Commando Suzie, per arrivare infine a quel "Romanticismo Oltranzista", uscito due anni orsono e recante la firma dell'italiano Ait!, che ha saputo spiazzare non pochi ascoltatori per la perfetta miscelazione di misantropici pruriti industriali a sparuti impeti post-punk rivestiti di un torbido e disincantato lirismo.
Non è il caso, e aggiungiamo purtroppo, di questo "Maison Skinny" che delude le aspettative di chi aveva avuto modo di apprezzare il debutto del duo, ovvero quel "Dialogue" uscito nel 2004 e in cui si intravedevano le potenzialità di Divine Muzak nel saper combinare suggestioni industriali con più pacate, e raffinate, atmosfere acustiche.
Il difetto principale delle 11 tracce che compongono questo lavoro è l'estrema frammentazione degli stili ivi contenuti, un'eterogeneità che in più di un momento spiazza l'ascoltatore. Si parte infatti da una piacevole introduzione electro-dark come "Dreams Size Zero", che probabilmente incontrerà i favori degli amanti dei Ladytron più oscuri, per poi passare al binomio "Looney Bunny"-"Rockabilly Doom" in cui gli elementi più prettamente electro vengono sacrificati a favore di atmosfere più raccolte che prendono la forma di ballate sgangherate, sonetti in cui a emergere è la voce stralunata di Julie Serbanescu.
Una volta immersi in questa pantomima dai sapori burtoniani, l'orizzonte sonoro tende però a mutare nuovamente, si torna infatti a spingere sull'acceleratore, ed ecco quindi che ci troviamo a far i conti con l'electro-clash di "Love Bang Bang", episodio che, a livello stilistico, fa il paio con la successiva "Vienna".
Nonostante la forzata eterogeneità di stili che caratterizza questo lavoro, è possibile tuttavia trovare una chiave di lettura univoca a "Maison Skinny", ovvero un disincanto infantile, fanciullesco, quasi ludico - paradigmatica in questo senso "Give In To Me"- che permea la quasi totalità delle canzoni ivi contenute e che emerge sia dalle liriche sia dalla prestazione canora, particolarmente evocativa nel caso di ""La Femme Inegale", della Serbanescu.
La mancanza di un'omogeneità d'insieme a livello di sintassi stilistica, tuttavia, non può che rendere, in ultima analisi, questo lavoro particolarmente fragile per quanto concerne l'efficacia complessiva.
08/02/2010