Dog Is Blue

… Makes Ghost Noises

2009 (Facekick)
songwriter

Se doveste prendere il largo per affrontare l’oceano, chi scegliereste come compagni di viaggio? Ovvero: di chi vi fidate veramente nella vita?
Paul Watson sembra avere le idee chiare in proposito, quando sulle note di “Seacaptain” immagina di salpare con una ciurma di amici verso l’ignoto come una sorta di Ulisse dantesco da fumetto, pronto ad affrontare i flutti insieme alla sua picciola compagnia a bordo di una vecchia station wagon trasformata in vascello… Un’odissea in cui matrimoni e funerali sarebbero felicemente banditi per sempre, in nome di un eterno qui e ora.
Sono fatte di sogni così, le canzoni raccolte dal songwriter di Toronto nel suo debutto a nome Dog Is Blue: lievi e folli come una scena di Michel Gondry, intessute di quella fantasia fanciullesca che sembra possibile solo “prima della deriva dei continenti, quando i mari erano piccoli e la nostra volontà incrollabile”...

Un arpeggio scandito dalla chitarra, i chiaroscuri della voce, un tappeto di riverberi sintetici: basta ascoltare l’iniziale “Borrowing Days” per rendersi subito conto che Watson punta all’essenza per tratteggiare le proprie immagini. Quello che non vuole, però, è scadere nel cliché dell’ennesimo cantautore armato di chitarra acustica: ecco allora sbucare sullo sfondo dei brani tastierine giocattolo, organetti da circo, ritmiche trastullanti, persino qualche occasionale scheggia di elettricità loureediana nella coda di episodi come “Alligator Song” e “Raise Your Dead”.
Gli echi della voce di Laura Heaney – pittrice con un debole per i teschi barbuti – si librano come ululati di ectoplasmi accanto al timbro profondo di Watson, mantenendo fede ai rumori spettrali annunciati dal titolo del disco: ma come nella migliore tradizione eelsiana, si tratta di spettri amichevoli, venuti a fare visita solo per impedire che il passato svanisca nel nulla. “I like a good ghost story”, confessa Watson in “Raise Your Dead”, “The kind that makes you worry as your marshmallows roast/ But a misconception I ought to mention is that we’ve something to fear from our ghosts”.

Tra bozzetti in stile Mountain Goats (“Happy Hallowe’en”) e storture alla Herman Dune (“Grandma”), Watson sembra voler approfittare dei versi di “Young Enough” per disegnare il proprio autoritratto: “Non sono un poeta in qualche viaggio periglioso/ Sono solo un ragazzo che non è ancora pronto/ Sono troppo vecchio per unirmi a un circo viaggiante / Ma troppo giovane per sapere davvero molte cose/ Con l’età giusta per tirare avanti senza scopo/ Giovane abbastanza per non essere mai soddisfatto di nulla”.
Per lui, la prima vera folgorazione musicale è arrivata alle superiori, quando ha rubato “Moondance” di Van Morrison dalla collezione di dischi del padre. Ma è a 26 anni che si è reso conto di non avere ancora realizzato il proprio sogno: così, in aggiunta all’impegno con il negozio online di musica indipendente canadese Zunior, Watson ha deciso di indossare finalmente i panni del songwriter. “Avrei potuto usare il mio nome”, racconta, “ma mi avrebbero confuso con Patrick Watson o con il fondatore di Greenpeace…”. Abbandonata l’idea iniziale del moniker zoologico “Wolves, Hawks And Kites” (“sfortunatamente l’ho scelto più o meno nello stesso momento in cui band come Wolf Parade, We Are Wolves, Wolfmother e milioni di altre avevano già dato esempio dello zeitgeist lupesco…”), Dog Is Blue è diventato così il suo nome di battaglia: un nome che, pur scontando la timidezza degli esordi, dimostra di avere una promettente personalità da mettere in mostra.

I brani di “…Makes Ghost Noises” alternano il fatalismo di Bill Callahan all’ironia del conterraneo Mathias Kom (The Burning Hell): anche quando i toni si fanno più riflessivi, come nel carillon tintinnante di “Wish”, non manca mai un sorriso capace di sdrammatizzare ogni cosa, riconducendo lo sguardo alla giusta prospettiva. “How do I know the flowers of my dreams won’t drown in over-watered graves?/ I translated that from French, don’t ask me to explain”.
Non è fatto di imprese avventurose, il viaggio sull’imbarcazione traballante del songwriter canadese, ma delle piccole insidie della navigazione di ogni giorno, in cui non si riesce quasi a scovare una stella cadente tra le luci delle città e in cui l’amore diventa una lotta peggiore di un incontro di wrestling con un alligatore… Ma c’è sempre un nuovo porto in vista, in cui potersi imbarcare insieme per sfidare il vento contrario. “We’re all off on our own odyssey/ Just need a place to rest or fall”.

30/07/2009

Tracklist

1. Borrowing Days
2. Alligator Song
3. Happy Hallowe’en
4. Seacaptain
5. Grandma
6. Raise Your Dead
7. Wish
8. Young Enough
9. Raise Your Dead (Reprise)

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