Ministri

Tempi Bui

2009 (Universal)
alt-rock

"Tempi bui" è la seconda prova discografica della band alt-rock milanese, a due anni dall'acclamato esordio "I soldi sono finiti": se il quadro di riferimento ideologico e musicale è rimasto all'incirca lo stesso, l'esperienza nel frattempo accumulata consente ai Ministri una più ampia varietà di soluzioni interpretative e di chiavi di lettura della realtà che li circonda.

Il mondo in cui si muovono i Ministri è cupo, come suggerisce la title track, figlio della disperazione esistenziale, permeato da uno spirito punk per cui "il futuro è una trappola". L'orizzonte è basso, schiacciato sul presente, senza nessuna via di fuga verso l'alto, alieno dalla fede e da ideali civili, politici o filosofici. Tutto ciò che conta è qui e ora: tuttavia, rispetto al disfattismo decadente de "I soldi sono finiti", in questo lavoro prevale la voglia di impegnarsi per cambiare qualcosa. I tre musicisti milanesi sono "impegnati" come lo possono essere dei ragazzi degli anni Zero, cresciuti quando le ideologie erano già sepolte: non ci sono grandi visioni da portare avanti, ma gli obiettivi sono più piccoli e concreti, riguardano situazioni ben precise.
L'arma scelta per denunciare le storture della società è l'ironia: un'intera galleria di personaggi e situazioni subisce gli strali satirici della band, spesso efficaci, qualche volta un po' forzati: dalla piaga dell'alcolismo giovanile, in cui il "fai guidar qualcun altro" svela tutta la sua ipocrisia, all'iperbole della "faccia di Briatore", uno degli episodi più divertenti, paradigma del dilagare senza freni del gossip; dall'automobilista che fa Milano-Bologna in un'ora e mezza con l'Audi e "fa i fanali a tutti", alla casa che brucia (metafora di una nazione in declino) mentre la nonna si pettina.

Dal punto di vista musicale i Ministri seguono la classica lezione del punk, da "London Calling" in poi: contaminazione e mescolanza. Gli ingredienti del mix sono: momenti cantautorali e sonorità hardcore, con alcune spruzzate di hard-rock e di power-pop. Degni di nota poi, come già nel primo album, i frammenti di musica folk che legano tra di loro i brani e in alcuni casi "entrano" efficacemente nelle canzoni stesse. La voce di Davide Autelitano è molto migliorata nella capacità espressiva, riuscendo a passare dai "pianissimo" a degli scream notevoli. La produzione dell'album è ben curata: in questo, forse, si vede un segno del passaggio a una major come la Universal.

Vale la pena dedicare due parole all'ultima traccia del cd, la "Ballata del lavoro interinale": un brano, in perfetto stile da cantautorato anni Settanta, che narra la realtà del lavoratore interinale a vita, umiliato e depresso, con delicatezza e con un umorismo leggero venato di malinconia. Un pezzo assolutamente riuscito, che sarebbe potuto tranquillamente nascere dalla penna del grande Giorgio Gaber e lascia intuire quali siano i margini di crescita del gruppo milanese.

Nel complesso, "Tempi bui" è un album discreto, che si lascia ascoltare più volte con piacere. Non è certo musica per chi tollera solo ciò che è politically correct, ma con questo lavoro i Ministri fanno senz'altro un passo in avanti verso la definizione di una loro identità artistica, già ora abbastanza riconoscibile. Proprio per questo motivo, nella valutazione complessiva del lavoro incide in positivo da un lato l'ottima "Ballata del lavoro interinale" - che da sola vale mezzo punto in più - e dall'altro l'incoraggiamento per le buone potenzialità di ulteriore maturazione che il gruppo lascia intravedere

18/01/2010

Tracklist

  1. Tempi bui
  2. Bevo
  3. Il futuro è una trappola                 
  4. La faccia di Briatore                  
  5. Il bel canto
  6. La casa brucia
  7. Diritto al tetto
  8. Berlino 3
  9. E se poi si spegne tutto
  10. Vicenza (La voglio anch'io una base a)
  11. Ballata del lavoro interinale

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