Sembravano aver accusato un po' il colpo, i londinesi Oi Va Voi; aver subito un attimo di smarrimento dovuto alla diaspora di tanti membri importanti del gruppo originale che aveva fatto dell'omonimo terzo disco un episodio buono ma a cui mancava la vivacità e l'ispirazione che aveva contraddistinto invece lo splendido (e fortunato) "Laughter Through Tears".
A fugare queste piccole sensazioni, arriva "Travelling The Face Of The Globe" che ci riconsegna il gruppo in piena forma, capace di riproporre il proprio folk-pop etnico con rinnovato estro e vigore; già l'iniziale "Waiting", folk ritmato e tambureggiante percorso da un ipnotico clarinetto, e la seguente title track, che si muove ancheggiando tra Balcani e Medio Oriente, fanno intuire che gli Oi Va Voi hanno trovato un'alchimia eccellente anche con i nuovi componenti.
L'ambientamento in particolare della vocalist Bridgette Amofah si fa apprezzare per freschezza e versatilità, in grado di dare uguale carisma alla malinconia d'Albione di "Foggy Day" o alla zingarata arrembante e caciarona di "Long Way From Home", di librarsi ispirata e inneggiante in "I Know What You Are" o di divertirsi nelle strette battute della danza "Stitches & Runs".
Se escludiamo due episodi decisamente "fuori ambiente" ("Every Time" e la conclusiva "Photograph") quello degli Oi Va Voi è un album che riesce a fondere benissimo stili e generi, tradizioni e modernità, come ben figurato nella preghiera yiddish "S'brent", nel sapore marocchino dello strumentale "Magic Carpet" o nello scanzonato western-swing gitano di "Dusty Road".
Grandito ritorno, dunque, quello del gruppo londinese; tra i pochi, insieme ai cugini più rock Beirut, a saper attingere dalle vecchie tradizioni dell'Est Europa per creare un prodotto musicale fresco e originale.
17/06/2009