Sembrano cover di perdute gemme pysch-pop dei medi Sessanta le canzoni dei detroitiani Outrageous Cherry e invece sono pezzi composti ora, in questi anni 2000. La band, attiva già da diversi anni e con una discografia nutrita alle spalle, approda in questi giorni al suo nuovo album di inediti, dopo la raccolta antologica dell’anno passato, e il senso della sua incessante ricerca “speleologica” non cambia di una virgola. Il gioco è questo: scavare attraverso le canzoni lungo cunicoli temporali che sfocino in qualche angolo sconosciuto della swinging London di quaranta e passa anni fa e lì costruire dei simulacri capaci di confondersi e rivaleggiare con i modelli originali.
Dai Kaliedoscope ai Tommorow, passando per Blossom Toes, Beatles, Rolling Stones, Aphrodite’s Child e Creation, in questo nuovo “Universal Malcontent” c’è di che rimanere disorientati, come giocando a nascondino con la verità in un museo delle cere psichedeliche. Anche l’imitazione è a suo modo un’arte, anzi un mestiere decoroso e onorevole nella misura in cui la sua pratica richiede passione e dedizione erudita, e canzoni come “I Recognize Her” e “The Song Belong To Everyone” sono argomenti più che convincenti a tal proposito, oltreché sinceramente piacevoli.
Disco per cultori, ad ogni modo.
21/06/2009