Trilok Gurtu

Massical

2009 (Family Affair)
world music

Leggo sul booklet del disco, mentre scorrono violini, sax, santoor e percussioni nell’abbraccio simbolico di Bridges: “La musica è un grande medium in grado di avvicinare gli uomini, trasformando il mondo in un posto migliore dove vivere, io credo nella costruzioni di ponti, non di barriere..”. Il grande percussionista di Mombay, Trilok Gurtu, firma “Massical”, fresco capitolo del suo sterminato catalogo discografico; usa come sempre il suo strumento, le tabla che, se hanno sempre rappresentato il divino generatore di suoni già accessorio integrante e mai corredante in avventure rock, pop, jazz, ora escono dagli standard codificati della tradizione indiana, per contrassegnare traiettorie sinusoidali armoniche sulle vie della trasmigranza verso nuove coordinate geografiche. Un disco che - pur mantenendo il magistero magico della sua terra (Kuruksetra, Pathri), basato sulle potenti linee sacrali del Bhagavad Gita – prende il volo “percussivo”, tamtamico, sulle rotte calpestate e disintegrate da milioni di orme umane, popoli e sguardi dell’eterno movimento.

Multietnico, dialogante, globale, un collage affratellante di udu, talkin drum, cajon, kalimba, djembè e tabla che acquisiscono peso specifico e sostanza ritmica man mano che “nuove terre sonore” avanzano nel registrato; il violino e il saranghi del Gange (“Dive In”) che affluiscono a dissetare il Maghreb conturbante (“Mumbai Shuffle”, “Monk-e-desh”), il deserto delle strade del sale che incrociano gli uomini blu del Sahara (“Etnosur”, “Massical”). Praticamente un giro etno-funk jazzato del mondo senza contenimenti razziali, anche per i numerosi musicisti no-colored che prendono posto tra le tracce, tra i quali spiccano il virtuoso del sax Jan Garbarek, il contrappunto vocale africano di Kalpana e Sabine Kabongo, Roland Cabezas, la stupenda Nitin Shankar, e gli italiani Massimo Greco, Mauro Ottolini, Carlo Cantini e Stefano Dell’Ora e molti altri.

Trilok Gurtu, il Maestro amato da Miles Davis e John McLaughin – cui l’artista dedica l’intero album – incanta con flussi sonori di estrema incisività e di arguzia sperimentale che come sempre – vincendo ogni nostra resistenza fisico-mentale – ci traslocano nel fulcro centrifugante di un “universo dal basso” del quale – se non addirittura ignoriamo – lo strusciamo, passandogli vicino ogni momento presi da altre cose. “Massical” e buon viaggio.

27/06/2009

Tracklist

  1. Seven notes to heaven
  2. Bridges
  3. Mumbai shuffle
  4. Havatight
  5. Dive in
  6. Monk-e-desh
  7. Kuruksetra
  8. Pathri
  9. Etnosur
  10. Massical

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