Vonneumann

Il de' metallo

2009 (Ebria Records)
free-rock, improv

Ogni tanto, lasciare spazio alle press sheet è cosa buona e giusta.
“Il de’ metallo” è un disco di improvvisazione radicale e ragionata. Radicale, perché nessun musicista era al corrente, al momento dell’esecuzione, di ciò che gli altri avrebbero suonato. Ragionata perché Vonneumann suona insieme da più di 10 anni […] e quindi un certo margine di prevedibilità è presente, ma soprattutto perché Vonneumann in questo disco improvvisa sempre pensando alla forma canzone”.

La “forma canzone”, per Dio! A sentire i sette brani di questo loro quarto lavoro, sembra un miraggio, un Sacro Graal cui la musica tende ansimando, ma non per incapacità propria, ma solo perché questa è una forma di là da venire, incerta, tutta da costruire.
Aspettando l’annunciato “Il de’ Blues” (album che lascerà, di contro, spazio alla composizione), ci immergiamo, quindi, in queste ragnatele di de-costruzioni e ri-costruzioni parallele con la netta sensazione che, pur mantenendo intatto il suo talento, il quartetto romano non riesca del tutto a venire a patti con la propria istintiva condivisione di sensazioni/emozioni. Ma di coraggio, questo bisogna dirlo, ne hanno da vendere. Anche perché, rimettersi in gioco è sintomo di intelligenza, soprattutto quando si ha alle spalle un disco “importante” come “Switch Parmenide”, che percorreva le linee di confine tra il post- e l’art-rock.

Tutto un mosaico di intenzioni e di telepatie fulminanti, “Il de’ metallo” gioca, così, la carta di un’improvvisazione cangiante, asimmetrica, tra ritmiche primitive e singhiozzanti, battibecchi di tromba e violoncello che disinnescano tensioni sotto forma di visioni aurorali (“Omnilitico”), sciogliendo disarmonie e trasfigurazioni al limite dell’autismo, come se gli U.S. Maple, invece del vecchio caro blues, fossero stati folgorati sulla via dell’improvvisata europea (le due parti di “Zonathan Disaggio”).
Si cercano strade “diverse”, si tentano soluzioni che possano rivelare zone d’ombra, inesplorati cunicoli di suono. “The Late Jeff Koons” pone, allora, due batteristi con cuffia separatamente alle prese con un’improvvisazione per sole chitarre. Ovvero: la meraviglia dell’incerto. O l’incertezza della meraviglia. Cambierà qualcosa? Pensateci! Magari, mentre “8uuu8u” subisce il fascino del fare meditativo, di una perlustrazione perturbata. O mentre "Requiem for Poroppo" il pezzo “più lineare” (più rock?) s’inalbera lentamente in un geometrico, smanioso flusso di coscienza.

Dopotutto, questo è un disco che invita a riflettere. E non è poco…

20/04/2009

Tracklist

1. Omnilitico
2. Zonathan Disaggio pt.1
3. Zonathan Disaggio pt. 2
4. The Late Jeff Koons
5. 8uuu8u
6. Requiem for Poroppo
7. Methagno Sahgno

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