Dovevano chiamarsi Grandimart o Earlydaddy: per fortuna, ci si è messo di mezzo un misterioso individuo, tale Ammiraglio Radley, il quale, presentandosi al tavolo del ristorante dove gli ex Grandaddy Jason Lytle e Aaron Burtch e gli Earlimart Aaron Espinoza e Ariana Murray discutevano sul nome con cui battezzare il nuovo progetto comune, ha suggerito di adottare il proprio. Detto, fatto: ecco a voi gli Admiral Radley.
"I Heart California" è il primo album della formazione, e si presenta come un misto di sonorità folk, indie-rock, spunti psichedelici ed elettronica, una raccolta contesa tra cullanti e malinconiche ballad e qualche passaggio più aggressivo e ruvido. Palesemente debitore del sound dei Grandaddy e del primo disco solista di Lytle (il più che dignitoso "Yours Truly, the Commuter", uscito l'anno scorso), "I Heart California" dà il meglio di sé nei momenti più intimisti: brillano, in particolar modo, la tenera e sospirosa nenia di "Ghost Of Syllables" (dall'irresistibile ritornello), "Lonesome Co." (folk-pop dall'incedere pigro, indolente, condito da qualche spruzzatina di tastiere), il waltzer-carillon di The Thread (intonato dalla Murray e giocato su arrangiamento a base di chitarra e piano minimalisti ed archi avvolgenti), la cullante "GNDN" (sorta di ninnananna in tre quarti dal bel finale orchestrale in crescendo) e "I Left U Cuz I Luft You", lenta e struggente melodia pianistica, arricchita da orchestrazioni e rumorismi sintetici.
Belle anche la title track (imperniata su un accompagnamento martellante di piano e incursioni digitali che, nel finale, arricchiscono di sfumature sinistre il pezzo), l'electro-rock di Red Curbs (battito secco, riff sporco e crescendo a base di rumorismi e distorsioni chitarristiche, con la melodia percorsa da una sorta di epica malinconia) e la trasognata "Chingas In The West". Decisamente trascurabili, invece, l'ossessiva "Sunburn Kids, I'm All Fucked On Beer" (un electro-punk dal finale delirante) ed "Ending On Me" (che parte acustica per poi accendersi di chitarre elettriche e manipolazioni sintetiche).
"I Heart California" è, insomma, il classico disco grazioso, non imprescindibile, ma neppure da buttar vita. Lytle è un songwriter di talento, e qui riesce a dimostrarlo in più di un'occasione. Peccato che l'album sia inficiato da una sorta di disomogeneità stilistica: avremmo gradito di più un lavoro tutto sulla scia di "Ghost Of Syllables" o "I Left U Cuz I Luft You", piuttosto che un disco indeciso tra dimensione intimista e aggressività sintetica.
Ad ogni modo, promossi.
24/12/2010