ANBB

Mimikry

2010 (Raster Noton)
post-industrial, ambient, glitch

Disumanizzazione. Freddo. Glaciali e plumbee ragnatele sintetiche. Un urlo strozzato, un sussurro psicopatico. Un gelido mare di suoni alieni. E poi, natura e artificio, uomo e macchina, analogico e digitale, voce umana ed elettronica. Dicotomie che sempre più spesso fanno parte di una ricerca musicale che guarda non tanto al post-moderno, quanto proprio al post-umano e che, con cadenze metronomiche, scandisce una sorta di robotico requiem per la fine dell'era dell'Uomo e l'avvento di quella della Macchina. La creatura, insomma, si rivolta contro il creatore.
"Mimikry" è in tal senso un lavoro esemplare. Frutto della collaborazione tra il tedesco Alva Noto (all'anagrafe, Carsten Nicolai), guru della scena elettronica minimalista, e il suo conterraneo Blixa Bargeld, storico leader degli Einstürzende Neubauten e chitarrista dei Bad Seeds di Nick Cave, l'album prosegue il discorso cominciato nel lontano settembre 2007 con una performance al Recombinant Media Labs di San Francisco e la pubblicazione (sempre nel corso del 2010) dell'Ep "Ret Marut Handshake", uscito a nome ANBB (acronimo composto dalle iniziali dei nomi dei due musicisti). Del resto, che questo sodalizio si consumasse era solo questione di tempo: Noto e Bargeld, seppur in tempi e modi diversi, hanno speso tutta la loro carriera a ricercare sonorità "nuove", nel senso vero del termine, al fine di allargare il tradizionale concetto di musica.

Il punto di partenza alla base di "Mimikry" è piuttosto semplice: innestare sui plumbei soundscape infarciti di rumorismi, spunti glitch ma anche passaggi ambientali di Noto, le declamazioni oscure (quando non ai limiti della psicosi) di Bargeld. Il risultato non è però, in effetti, una semplice sommatoria, quanto piuttosto una fusione. Nel cupo e raggelato cerimoniale pagano di Fall, negli squarci di follia omicida di "Once Again", nel plumbeo lied sintetico da camera di "Bersteinzimmer", nell'inquietante ed isterica cantilena in crescendo di "I Wish I Was A Mole In The Ground", nell'ammasso di beat tritacarne di "Mimikry", nel dancehall degli inferi di Berghain, nella tormentata "Wust" (squassata da improvvise deflagrazioni elettroniche) e nelle perversioni in salsa glitch di "Katze" (che vanta un featuring di Veruschka, icona della moda anni 60) si consuma un delitto: quello dell'Uomo. La voce di Blixa, infatti, è inglobata nel blob sintetico creato da Alva Noto, al punto tale da diventarne parte integrante, elemento inseparabile ed indistinguibile dalla miriade di loop, manipolazioni ed effetti digitali che costituiscono le partiture delle dieci tracce. La Voce insomma, perde la sua umanità per trasformarsi in mero strumento, anche quando sembra rilucere ancora di un barlume di vitalità.

Il risultato è un glaciale affresco di solitudine e alienazione post-industriale, uno squarcio di inferno in terra, nel quale è la meccanizzazione a farla da padrone. È, in fondo, lo stesso urlo angosciato lanciato prima dai Throbbing Gristle e poi dagli Einstürzende Neubauten. Solo che la loro messinscena rumorista apparteneva ancora al regno dell'"analogico", della "fisicità". Qui la celebrazione del trionfo dell'inumano avviene con mezzi digitali e con una voce che si piega alla "volontà superiore" della virtualità. È, insomma, un'Apocalisse in forma di algide e distanti stringhe di zero e uno.

Lasciate che Noto e Bargeld vi traghettino lungo questo Stige di correnti sintetiche, fermatevi ad ammirare i riflessi sinistri delle sue acque oleose e la complessità cubista delle volte dell'immensa grotta che le custodisce, fatevi catturare dall'oscurità che come un manto si stende sopra questo paesaggio desolato, percosso da venti rabbiosi provenienti da chissà quali anfratti ancestrali, e animato da lugubri eco: non ve ne pentirete.

21/11/2010

Tracklist

  1. Fall
  2. Once Again
  3. One
  4. Ret Marut Handshake
  5. Bersteinzimmer (long version)
  6. I Wish I Was A Mole In The Ground - Extended
  7. Mimikry
  8. Berghain
  9. Wust
  10. Katze