Crippled Black Phoenix

I, Vigilante

2010 (Invada)
post-rock, doom-metal

Una delle verità che molti musicisti post-rock e lo-fi devono affrontare è l'inevitabile trasformazione che subisce la loro musica quando entra in contatto con la magniloquenza dello studio di registrazione e della vita on the road. La predilezione per atmosfere cupe alimenta tendenze hard & heavy, mentre lo spirito psichedelico si trasforma in suggestive atmosfere, che si allineano alla tradizione dei dinosauri del rock.
 
Forse i due Mogwai e Geoff Barrow dei Portishead hanno lasciato la band dei Crippled Black Phoenix perché le avvisaglie di una sindrome nostalgica erano già intense nel loro terzo album "The Resurrectionists/Night Raider", ma se la nuova direzione della band sia una sconfitta del progetto originario non lo si evince certamente da "I, Vigilante".
Justin Greaves consolida le vestigia doom-metal con sonorità magniloquenti, che sottolineano le linee armoniche con orchestrazioni robuste, sezione di fiati, ritmiche possenti e una leggera enfasi vocale, tutto funzionale a un'opera che non smuove molti entusiasmi, ma celebra le qualità dei musicisti con alcuni spunti che rendono “I, Vigilante” qualcosa più di un mero esercizio stilistico.
Si tratta infatti di un album ispirato che, pur rifugiandosi in alcune citazioni dei Pink Floyd (“Troublemaker”) e dei Sigur Rós (“ Bastogne Blues”) con incursioni metal abilmente innestate in un contesto lirico, riesce a elevarsi sopra la marea di proposte simili.

Oscuro e lisergico, “I, Vigilante” abbraccia toni cupi anche nelle tematiche: “Bastogne Blues” racconta di eroismo e morte attraverso un emozionante racconto di un veterano, il tutto adagiato su atmosfere psych-folk sognanti e sempre pervase da un brivido, che diventa suggestione emotiva nel trascinante riff orchestrale che conduce tutto verso toni epici.
Corpo centrale dell’opera resta comunque “Fantastic Justice”, un vorticoso insieme strumentale e armonico che diviene una piccola suite, che assorbe suoni e voci, chiudendo il trittico iniziale che tra variazioni classicheggianti (“We Forgotten Who We Are”) e tentazioni prog-metal (“Troublemaker”) rappresenta l’essenza del suono del gruppo.

Disorienta e non convince la rilettura di “Of A Lifetime” dei Journey, che evidenzia i limiti della nuova direzione dei Crippled Black Phoenix, mentre annoia e irrita la stupida canzoncina finale “Burning Bridges”, una dimostrazione di versatilità mal riuscita, che offre spazio a dubbi sul futuro della band.
"I, Vigilante", nel tentativo di sciogliere in modo definitivo le riserve sull’assestamento della band, dimostra che le caratteristiche di supergruppo dai molti risvolti sono oramai scomparse in favore di un suono più monolitico, a tratti suggestivo e graziosamente deja-vu, ma non maturo e originale come era lecito sperare dopo tre album ricchi di promesse non mantenute.

17/12/2010

Tracklist

  1. Troublemaker
  2. We Forgotten Who We Are
  3. Fantastic Justice
  4. Bastogne Blues
  5. Of A Lifetime
  6. Burning Bridges

Crippled Black Phoenix sul web