Francisco Lopez

Amarok

2010 (Glacial Movements)
field recording, ambient sperimentale

Francisco López è da quasi tre lustri uno degli artisti più in vista nell’ambito del cosiddetto field recording, ovvero l’opera di raccolta e montaggio di materiale sonoro prevalentemente naturalistico, o comunque esterno a un comune studio di registrazione. La sua creazione più famosa, intitolata “La Selva”, è tuttora un rilevante punto di riferimento pragmatico per chi sia interessato a questa inusitata branca musicale. Il facere di López è, dunque, un lavoro essenzialmente a posteriori: una giustapposizione che avviene in seguito all’atto fisico di “cattura” del suono; un intervento sui dati che, a dispetto delle premesse, può tramutarsi in autentica sperimentazione, potenzialmente più estrema di quella  prettamente antropica.

E proprio in ciò sta il contenuto di “Amarok”, che risponde alla chiamata dell’etichetta romana Glacial Movements, promotrice di concept ambient-isolazionisti di carattere desertico. Un prodotto costato due anni di lavoro su materiale preregistrato, che travalica i limiti spazio-temporali, diventando un documentario sonoro di forte impatto emotivo. Oltre un'ora di crescenti fruscii eolici e vuotissimi silenzi, per proiettare fedelmente il paesaggio artico nella mente di chi ascolta. L’effetto sortito è quello di un horror vacui orizzontale, un senso di desolazione post-apocalittica (questa volta per davvero) che rende totalmente inerti. Un progetto in linea teorica geniale, che si (s)materializza in uno strato di nulla dallo spessore cangiante – l’assenza di ostacoli riesce a dare tante forme al vento, a volte un tremito inudibile, a volte un ruggito funereo e profondissimo.

Non in molti apprezzeranno realmente quello che per disattenzione potrebbe sembrare poco più di un cd vergine, riducendosi di conseguenza a un suono di superficie che attraversa l'orecchio e ne esce immutato. Ma facendo attenzione al contesto in cui ascoltare “Amarok”, eliminando ogni fonte di rumore attorno a noi, potremo scoprirne il glaciale fascino che avvolgerà tutto lo spazio ottenuto dal volume che gli consentiremo.
A López bisogna riconoscere anche in questo caso, oltre a un'indubitata sensibilità ecologica, il merito di aver raggiunto quello che potrebbe definirsi il grado sottozero della musica ambientale. “Amarok” va dunque accettato per quello che è: una sperimentazione eccessiva in senso antitetico, un “oltre” che, giustamente, si affaccia sulla terra di nessuno, il vuoto totale.

17/04/2010

Tracklist

  1. Amarok

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