Gayngs

Relayted

2010 (Jagjaguwar)
art-pop, soul, trip-hop, downtempo

Sexy nostalgia. Ma anche sudore cristallizzato, crepuscoli di velluto, meccaniche sentimentali, robotiche incursioni nel cuore, George Michael "negro" che corteggia Sade e un sax très Kenny G che squadra, da parte a parte, la stasi notturna. "The Gaudy Side Of Town" è una piccola rivelazione. Non rivoluzione. Rivelazione. Come quando, frastornato dal rumorio incessante della folla, ai bordi della strada incroci qualcosa che ti isola dal mondo e ti costringe a "non pensare". Tante cose sparse, ma un quadro d'insieme maledettamente accattivante.

Tutto era cominciato in quel di Minneapolis, come una cosa a tre tra Ryan Olsen, Adam Hurlburt e Zach Coulter (quest'ultimo, membro dei Solid Gold). Ma poi, chiama un amico qui, chiama un amico là, alla fine sono intervenuti ben venticinque ospiti. Qualche nome? Justin Vernon (aka Bon Iver), i Megafaun al completo, Ivan Howard (The Rosebuds), il jazzista Michael Lewis, i rapper Dessa, P.O.S., Doomtree, ecc. ecc... Un vero e proprio "supergruppo".

Sembra che la loro fonte di ispirazione più importante sia stata "I'm Not In Love" dei 10cc. Voci di corridoio, lì alla Jagjaguwar... voci che, alla fine, contano come il due di briscola. Nell'immediato, cose che contano davvero: i Talk Talk fase-seconda intrippati nello spazio-tempo (con tanto di spari a festeggiare) di "The Walker", e i TV On The Radio che celebrano Godley & Creme: distesi sul divano, un drink in mano, provando a fare della malinconia un affare meno pericoloso di quello che è. Maledire il tempo che passa e fare domande serie, del tipo: "Dove sono finiti tutti gli amici? Che ne è di tutto quel casino?". Struggente perché essenziale e scintillante. O viceversa ("Cry").
Il crooning tormentato di "No Sweat" respira un clamore conturbante, si spinge lungo dorsali electro e viene risucchiato dal vortice: free-jazz "in dub". Continuo ciondolare come di rituali terribili, lingue di fuoco afroamericane ed euforia che è anche un po' stregoneria ("False Bottom"). Mutazioni in corsa. "Dub" è anche "profondità", colare a picco con l'estasi dipinta sul volto o con il ghigno della pazzia che ci sfigura: dipende dal momento ("The Beatdown"). Poi, ci sono le code dei vari brani: cercano sempre di non dare riferimenti, di portarci altrove, di distrarci, mentre la traccia successiva inizia a recitare il conto alla rovescia.

Ma ve l'ho detto che il disco è anche maledettamente erotico? Prendi "Crystal Rope": funk di cristallo ma anche Tricky, qualcuno suggerisce dalla regia. E la voce che ti lecca lì dove ti piace. E stelle filanti sul finire... Sessantanove battiti al minuto, tranne che per lo squillante electro-pop di "Faded High": centotrentotto. Roba tecnica. Interessante, ma questo è un party romantico, per solitari e nottambuli che hanno ancora voglia di godersi "Spanish Platinum" (il sassofono a proiettarsi oltre ipotesi di gospel invisibile, da rintracciare tra le righe) e il soul patinato di "Ride", prima che l'infinite sadness di "The Last Prom On Earth" provi a fare una carezza alla luna.

03/05/2010

Tracklist

  1. The Gaudy Side Of Town
  2. The Walker
  3. Cry
  4. No Sweat
  5. False Bottom
  6. The Beatdown
  7. Crystal Rope
  8. Spanish Platinum
  9. Faded High
  10. Ride
  11. The Last Prom On Earth

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