Hot Chip

One Life Stand

2010 (Parlophone Records)
synth-pop

Ebbene lo ammetto: mi hanno fregato anche stavolta. Sono partito con l'ascolto armato delle peggiori intenzioni, con una gran voglia di argomentare che, in fin dei conti, ci troviamo a ingurgitare sempre la stessa pietanza, sin troppo dolciastra e perciò gradita solo a bocche sgraziate. E del resto, esiste un esercizio migliore che impallinare dei tinteggiati affabulatori di note che da anni irretiscono l'ascoltatore col dizionario dell'indie fashion sotto il braccio? E riuscendovi, per giunta, con l'aggravante di divertire soprattutto coloro che la musica, più che leggerla, preferiscono ballarsela, o sentirsela nella più totale spensieratezza (chiamali scemi).
Aggiungiamoci pure che, parlando di robetta superficiale buttata lì per acciuffar consensi, l'ego (del?) critico ne gioverebbe a dismisura, fino a convincersi che i tempi sarebbero maturi per aprire un bel dominio in proprio, cognome.com: invece no, eccomi ancora qua, distante da ogni tentazione ma non libero dal male, a decantare le virtù dell'ennesimo "poco serio" disco degli Hot Chip.

Ovviamente, come mi faceva notare un amico, chi si aspettava la svolta bluegrass o post-metal resterà deluso, non foss'altro perché il loro dizionario questi londinesi se lo sono studiato perbene, acquisendo una padronanza del lessico che deve far riflettere sulla presunta semplicità. Tutto questo per dire che in "One Life Stand" la trama si snoda ancora entro i canoni di un pop elettronico e ballerino, però affinando ulteriormente quei codici che hanno fatto degli Hot Chip gli alfieri rosé della myspace generation.
Il suono si fa più pulito, pieno e definito, mentre le armonie, sempre cesellate alla ricerca del refrain vincente, si stratificano approdando a raffinatezze finora sconosciute. Un forte avvicinamento al pop elettronico più classico, insomma. Forse, tirando giù gli accordi di "Keep Quiet" su una sei corde acustica si potrebbe disvelare il mistero per cui un grande vecchio, barbuto e serioso, come Robert Wyatt abbia trovato il tempo per incidere con loro un Ep ("Hot Chip with Robert Wyatt and Geese", Emi 2008), e ascoltando l'artatamente solenne "Slush" perché Peter Gabriel abbia voluto proprio loro per giocare con un brano dei Vampire Weekend in cui lo stesso Peter veniva citato ("Cape Cod Kwassa Kwassa"). Per chiudere il cerchio dei collaboratori nobili, nel nuovo lavoro fa capolino persino la spiazzante figura di Charles Hayward, uscito dalle nebbie del mito con cui è ammantata la sua band di provenienza, i This Heat.

Piazzare un ritornello come quello di "Take In It" significa essere penetrati nottetempo nel caveau del synth-pop e averne rubato i tesori, poche storie. Potersi sedere allo stesso tavolo dei Pet Shop Boys, e non da ospiti: "...oh, my heart has flown to you just like a dove/ it can fly, it can fly/ oh, please take my heart and keep it close to you/ take it in, take it in..." brividi a profusione per quello che è, come si dice in questi casi, il classico colpo messo a segno da professionisti. Così come da navigati performer è mescolare italo-disco e Madonna per restituirci il contagioso auto-tune di "I Feel Better", o tributare con gran classe, aggiornandoli, gli Sparks moroderiani di "Terminal Jive" in "Brothers", col duetto dei due singer mai così sugli scudi.

Tutte sceneggiature sonore ben più composite di quanto quei furbacchioni di Taylor e soci vorrebbero far credere. Chissà che qualche mago degli spot non si accorga finalmente di loro pilotandoli davvero in cima alle chart planetarie, magari sfruttando l'ampia scollatura di una modella ancheggiante sugli effluvi dell'ultima eau de parfum di vattelapesca. Altri metodi non ne vengono in mente, visto che nel mainstream presente e venturo vige la regola del numero chiuso, o poco ci manca. Come ai bei tempi della scuola, consiglio di aggiungere dei "più" a piacere al votino qui in calce.

26/01/2010

Tracklist

  1. Thieves in the Night
  2. Hand Me Down Your Love 
  3. I Feel Better 
  4. One Life Stand 
  5. Brothers 
  6. Slush 
  7. Alley Cats 
  8. We Have Love 
  9. Keep Quiet 
  10. Take It In

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