Il primo fatto con cui, volente o nolente, l'ascoltatore deve scendere a patti è che qui le cose sono cambiate e non poco. Il trio strumentale di Mosca, autore di un ottimo esordio omonimo, nonché dello stupefacente e viscerale "An A-Bomb to Wake Up", ha per il momento accantonato una parte dell’originaria carica distruttiva: "Astro" vuole essere, nelle sue dieci tracce senza titolo, un unicum attraversato da tante influenze ma con un'identità nuova e irripetibile.
La furia post-hardcore dei dischi precedenti sembra qui riproposta in slow motion, meno violenta ma decisamente più inquietante; lunghe pause e sporadiche scariche distorte, una incessante camminata sul filo del rasoio, pronto a tagliare quando meno ce lo si aspetta. Si passa da chitarre slintiane a mordenti linee di basso elettrico, da ritmi sincopati di bacchette a colpi di tamburi tribali. Una musica in costante moto e metamorfosi, un'esplorazione sonora lucida e razionale come fu “The Futurist” degli Shellac.
A discapito di tutto ciò va un generale senso di freddezza, che d'altra parte è caratteristica fondante di una sperimentazione così ragionata, non più spontaneamente incisiva come nelle precedenti prove. Si può quindi dire che l'obiettivo degli I Am Above On the Left è stato raggiunto solo in parte; potrebbe anche trattarsi di un leggero passo indietro per i tre, ai quali però va riconosciuto un lodevole sforzo creativo e una sempre maggior dose di coraggio. Da non disprezzare.
18/03/2010